Si va verso il blocco dell'aspettativa di vita per determinate categorie di lavoratori, le stesse che rientrano nel decreto Ape sociale. E' questa la soluzione a cui il governo starebbe pensando per rispondere alle richieste dei sindacati e parte della politica, dopo le innumerevoli polemiche scoppiate al momento della notizia secondo cui dal 1° gennaio 2019 scatterà un nuovo aumento dell'età pensionabile, con il nuovo tetto fissato a 67 anni, cinque mesi in più rispetto all'attuale limite (66 anni e 7 mesi ndr). Le ultime notizie riprendono le indiscrezioni del Corriere della Sera, che fra le altre cose sottolinea come la Legge di Bilancio sarà discussa a partire da lunedì in Parlamento.

Il piano B del governo sull'aspettativa di vita

Camionisti, maestre d'asilo, infermieri, badanti, muratori, macchinisti, gruisti, facchini, addetti alle pulizie, alla concia delle pelli e alla raccolta dei rifiuti. Sono queste le undici categorie che il governo Gentiloni avrebbe individuato per attivare il blocco dell'adeguamento automatico dell'età pensionabile legato all'aspettativa di vita. Per loro dunque, indipendentemente dall'età anagrafica e gli anni di lavoro svolti, varrebbe lo stop alla pensione a 67 anni.

La misura sembra andare nella direzione delle richieste dei sindacati, convocati dal primo ministro per il 2 novembre. I segretari generali di Cgil, Cisl e Uil hanno affermato come non sia corretto dire che la speranza di vita sia uguale per tutti i lavoratori, affermando - nello specifico Susanna Camusso - che l'aspettativa di vita di un magistrato sia diversa rispetto a chi svolge un'attività gravosa.

La discussione con i rappresentanti del governo riprenderà nella giornata di mercoledì, quando già ci potrebbero essere importanti novità per migliaia di lavoratori.

Anche Elsa Fornero è intervenuta negli ultimi giorni in merito alla questione. All'agenzia italiana Ansa, l'ex ministro del Lavoro ha ricordato quanto sia pericoloso scaricare i costi di un'eventuale modifica all'impianto della legge sui giovani d'oggi e le future generazioni.

In aggiunta, ha poi ribadito un concetto già evidenziato in un suo articolo per Il Foglio di 24 ore prima, riguardo alla possibilità di un intervento dal punto di vista sociale, ricordando la condizione di chi svolge lavori gravosi.

Fra i contrari allo stop dell'aspettativa di vita troviamo Tito Boeri. Il presidente dell'Inps in più di un'occasione ha espresso il proprio parere negativo riguardo ad un eventuale blocco dell'adeguamento automatico, sottolineando i costi altissimi che graverebbero sulle casse dello Stato.

Spesa che, secondo quanto dichiarato dal professore della Bocconi, ammonterebbe ad oltre 140 miliardi di euro nei prossimi dieci anni. Costi evidentemente impossibili da reggere per le attuali nostre finanze. Nelle settimane precedenti, avevano manifestato la propria contrarietà a qualsivoglia modifica della legge Fornero anche Bankitalia e la Corte dei Conti.

Tornando alla notizia di apertura, le indiscrezioni del Corriere della Sera sostengono che il blocco dell'aspettativa di vita alle sole undici categorie dell'Ape social avrebbe un costo pari a 100 milioni di euro, una cifra facilmente recuperabile. Si allontana l'ipotesi del rinvio della decisione al prossimo anno, in attesa dell'insediamento della nuova legislatura, ma si dovrebbe andare ad intervenire entro la fine di quest'anno, come indicato dalla legge, per buona pace di Cesare Damiano e gli altri esponenti del Partito democratico che negli ultimi giorni erano in pressing sull'esecutivo per chiedere il posticipo della scelta.