Torniamo ad approfondire il punto di vista sindacale riguardo l’esito del tavolo di confronto con il governo attraverso una nuova intervista a Roberto Ghiselli, Segretario confederale Cgil.

L'intervista a Roberto Ghiselli (CGIL)

Partiamo proprio dall’esito del confronto con il governo. Dopo tanti mesi di incontri ed un faticoso lavoro di mediazione, avete ritenuto disatteso l’accordo firmato con il verbale della FASE 2 risalente a settembre 2016. Può spiegarci perché?

Perché i punti più significativi di quel verbale, come i giovani e il lavoro di cura, sono stati ignorati mentre ad altri aspetti sono state date risposte del tutto irrilevanti, come sul tema dell'aspettativa di vita.

Hanno anche teorizzato che il verbale dell'anno scorso potesse avere un rinvio e un'attuazione nella prossima legislatura, ma questo non corrisponde affatto allo spirito di quell'intesa che prevedeva una fase due del confronto all'interno di questa legislatura.

Tra gli argomenti su cui sembrano esserci maggiori distanze si evidenziano le differenze di genere e le Pensioni di garanzia per i giovani: quali sono le vostre richieste al riguardo?

Per il lavoro di cura, che è soprattutto femminile, chiedevamo un riconoscimento previdenziale legato a specifiche situazioni, come i figli o famigliari disabili a cui si è prestata assistenza nel corso della vita. Cioè la possibilità di anticipare il pensionamento, cosa ancora più importante se si considera che dal prossimo anno l'età di pensione delle donne sarà la stessa degli uomini.

In più chiedevamo un riconoscimento più generale per le donne, ricomprendendo anche una proroga di opzione donna. Per i giovani oltre alla pensione contributiva di garanzia, che dovrebbe dare certezze previdenziali ad un mondo del lavoro frammentato come è oggi, chiedevamo anche la rimozione di due vincoli, il 2,8 e l'1,5, che impediscono nel sistema contributivo la flessibilità in uscita per i redditi medio-bassi.

Uno degli scogli su cui sembra essersi incagliata la discussione è quello delle risorse: l’esecutivo stima un impegno per 300 milioni di euro, ma i vostri calcoli indicano uno scostamento notevole. Cosa prevede al riguardo il sindacato?

Il recente emendamento presentato venerdì dal governo in parlamento contiene ancora una volta previsioni sovrastimate ma comunque inconsistenti, parlando di sole 14000 persone coinvolte dal blocco nel 2019 (secondo noi sono poco più della metà) e di 9 milioni nel 2018 e 100 milioni nel 2019 e 140 milioni nel 2020 di risorse impegnate: cifre comunque irrisorie, ma sovrastimate anch'esse.

I nostri calcoli portano ad una cifra triennale attorno ai 140 milioni, che da sola rende l'idea dell'inconsistenza della proposta del Governo per la Fase due!

Le differenti posizioni hanno portato la Cgil a proclamare una mobilitazione nazionale per il prossimo 2 dicembre: quali sono gli obiettivi della manifestazione e come si svolgerà?

L'obiettivo immediato è di sostenere le nostre proposte nel corso dell'iter parlamentare, in particolare su giovani, donne e blocco dell'innalzamento dei requisiti per la pensione. Più in generale vogliamo anche tener viva una vertenza che non si ferma alla Fase due, ma che per noi ha come riferimento la piattaforma unitaria di due anni fa, con l'obiettivo di un superamento strutturale della Legge Fornero.

Nella mattina del due dicembre saremo in cinque Piazze, Roma, Torino, Bari, Palermo e Cagliari. Stiamo lavorando per coinvolgere tanti lavoratori, giovani, donne, pensionati. Una giornata che vuole unire le generazioni e vuole tenere viva la speranza di un cambiamento.