Sabato 18 novembre ultimo (?) confronto fra governo e sindacati, su cui si è espressa di recente Elsa Fornero. Ci si avvicina all'incontro di Palazzo Chigi con molta incertezza, anche alla luce dell'intervista esclusiva rilasciata da Roberto Ghiselli, segretario confederale della Cgil, alla redazione di Fanpage. La posizione del sindacato più conosciuto d'Italia è pessimista circa un accordo con l'esecutivo. Per Ghiselli, non si sono fatti passi avanti nel corso degli ultimi giorni, eccetto la modifica al calcolo dell'aspettativa di vita proposta dal governo durante l'ultimo faccia a faccia con le sigle sindacali.

A pesare di più sono le non risposte sui temi della fase 2, dalla pensione dei giovani agli strumenti previdenziali per le donne.

Si allunga lo spettro dello sciopero

Al termine dell'intervista concessa ai colleghi di Fanpage.it, Roberto Ghiselli ha pubblicamente dichiarato che la Cgil porterà in piazza i lavoratori, in segno di protesta contro il governo. Il segretario della Cgil ha parlato di "iniziative di protesta e mobilitazione", ritenendo lo sciopero generale - allo stato attuale delle cose - non lo strumento più adatto per chiedere all'esecutivo un cambio radicale nelle politiche previdenziali, disatteso quando siamo arrivati ormai alle battute finali del confronto.

Ghiselli ha fatto chiarezza anche sulle cifre riguardanti i lavoratori addetti alle mansioni gravose che gioverebbero del blocco dell'aspettativa di vita proposto dal governo.

Nei giorni scorsi, indiscrezioni giornalistiche avevano rilanciato un numero compreso fra le 15 e 20 mila unità per indicare la platea dei beneficiari della nuova misura dell'esecutivo. Sarebbero invece 5 mila ("ma probabilmente saranno molte meno" ha specificato il segretario) le persone che potrebbero continuare andare in pensione a 66 anni e 7 mesi anche nel biennio 2019-2020.

Un altro punto su cui sarebbero stati scritti dati non veri è l'importo della spesa che lo Stato dovrà affrontare per sostenere la misura relativa al blocco dell'aspettativa di vita per le 15 categorie di lavoratori individuate. Sui media e i quotidiani cartacei era stata rilanciata la cifra di 300 milioni di euro. Tale importo - ha spiegato Ghiselli - è relativo ad una spesa che si andrà a consolidare nei futuri dieci anni.

Dunque, non corrisponderebbe ad una spesa annuale e nemmeno triennale, come inizialmente si era creduto ed era stato scritto.

Parlando delle lavoratrici italiane, il segretario confederale della Cgil ha evidenziato come la misura proposta dal governo, circa i lavori di cura, andrebbe ad interessare 3.600 donne, rispetto ad una platea di milioni di lavoratrici che hanno "conciliato il lavoro familiare con quello professionale". "Praticamente nessuna", ha aggiunto Roberto Ghiselli in riferimento al mero dato numerico. La misura, a cui potrebbero avere accesso unicamente coloro che rientrano nei requisiti di Ape social, proporrebbe 6 mesi di bonus contributivo per ogni figlio.

Quando si parla di lavoratrici, non si può omettere il tema Opzione Donna.

L'ultima novità riguarda un emendamento presentato dall'onorevole Andrea Maestri (Possibile), attraverso il quale si chiede la proroga della misura al 2018, venendo così incontro alle richieste delle lavoratrici, scese in piazza la settimana scorsa a Montecitorio per chiedere i dati del contatore e la proroga del regime sperimentale per tutto l'anno venturo. Dopodomani, sabato 18 novembre, durante l'incontro fra governo e sindacati, non è escluso che si possa parlare anche di Opzione Donna, tema presente nella piattaforma unitaria di Cgil, Cisl e Uil per quanto riguarda il capitolo previdenziale.