“È un lavoraccio, preparati”. Questa è forse la frase che qualunque aspirante giornalista si è sentito ripetere almeno una volta, ma non soltanto per l’attività in sé, poiché chiunque è consapevole di ciò che gli spetta prendendo un microfono in mano o scrivendo un articolo di giornale, ma per la natura stessa del mestiere: gli orari predefiniti non esistono, si può stare svegli anche per 48 ore di fila e ci si riposa poco.
Eppure, anche se sono scarse le garanzie, tanti sono i ragazzi che si accingono a intraprendere un viaggio in questo mondo meraviglioso, in cui bisogna essere sempre aggiornati, si conoscono e si imparano tantissime cose e ci si ritrova a viaggiare da una parte del mondo all’altra anche in un solo giorno.
Purtroppo per le nuove generazioni questo campo non offre molte opportunità, in particolare nell’ultimo periodo. A dirlo è Enrico Mentana, direttore di TG La7, che durante un'incontro all'università di Firenze lo scorso dicembre ha elencato una serie di problemi che colpiscono il settore dell'nformazione
1. Il rapporto web/cartaceo
"Per avere le prove della crisi del settore basta dotarsi di uno sgabello, di un po’ di pazienza, e sedersi di fronte ad una qualsiasi edicola. Osservando - sostiene Mentana - ci si accorgerà immediatamente che le persone che andranno ad acquistare una copia di una testata nazionale, che sia La Nazione, Repubblica o Il Giornale, apparterranno ad una media di età non inferiore ai 45-50 anni".
In effetti i giovani di oggi preferiscono l'immediatezza del web agli articoli cartacei. “C’è chi è nato col giornale, chi butta l’occhio su un negozio di antiquariato. E poi c’è il giovane di oggi, che punta al funzionale. Preferisce un mobile di IKEA a quello di un antiquario. Dunque, così come la mobilia antica non interessa più, gli articoli pensosi e i commenti di un tempo sono diventati un retaggio del passato che nelle nuove generazioni non vale più nulla”.
2. Opinione libera per chiunque
“Oggi con un click, gratuitamente, si viene a sapere che è scoppiata una guerra. Di conseguenza il giornale cartaceo non diventa solo un’inutile spesa, ma acquista anche un’identità paradossalmente anacronistica, poiché non può garantire la stessa immediatezza del web”.
Tutti, dunque, possono mettersi di fronte a un computer e dire la propria, fattore che causa la nascita delle fake news.
Le notizie vengono deformate, ingigantite e l’opinione pubblica ne risente. “Al giorno d’oggi chiunque può diventare giornalista – sostiene Mentana -, chiunque può aprire un giornale in rete, o una pagina personale e sparare a zero. Basta accendere uno smartphone”. Dunque non c'è più un setaccio professionale, non si distingue più un giornalista professionista o pubblicista da un leone da tastiera.
3. Crisi del settore
Il problema viene ulteriormente complicato dalla crisi economica che ha colpito anche il settore dell’informazione. Girano sempre meno soldi, gli inserzionisti non sanno dove rifarsi, insomma il problema si ripercuote sui giovani che si ritrovano senza possibilità, poiché mandare in pensione i giornalisti della vecchia guardia risulta impossibile.
Durante l'incontro, alla domanda di un ragazzo che chiedeva come diventare giornalista Mentana ha risposto dicendo "Hai un piano B?".
La contro risposta di Mentana la dice lunga sulla situazione del giornalismo italiano e se a dirlo è il direttore di uno dei principali telegiornali del paese, i presentimenti non possono essere buoni.