I fattorini di foodora che effettuano la consegna del cibo a domicilio non sono dipendenti ma Lavoratori autonomi. Si è espresso così il Tribunale di Torino in una sentenza che ha rigettato il ricorso di sei lavoratori, impiegati da Foodora nelle consegne dei pasti in bici, licenziati dopo aver partecipato a manifestazioni di protesta contro gli stipendi troppo bassi.
Una sentenza che rischia di diventare un precedente a favore del lavoro senza tutele, cambiando in modo drastico i diritti dei lavoratori.
La sentenza contro i fattorini di Foodora, licenziati per aver protestato
Foodora è un’azienda che organizza la consegna a domicilio di pasti, ordinati presso i ristoranti aderenti al circuito. La consegna è garantita dai cosiddetti ‘riders’, ragazzi muniti di bicicletta che prelevano l’ordinazione al ristorante e la consegnano a destinazione entro 30 minuti. Un servizio che riscuote notevole successo, soprattutto nelle grandi città come Milano e Torino, ma che è presto entrato nell’occhio del ciclone delle polemiche a causa dei compensi irrisori garantiti ai fattorini che effettuano la consegna a domicilio.
I malumori, dapprima striscianti, sono poi diventate proteste di piazza accompagnate anche da inviti rivolti ai ristoratori di non aderire al servizio per sostenere la protesta dei riders.
Al culmine delle proteste, Foodora ha reagito sospendendo dal servizio i fattorini che avevano partecipato più attivamente alle manifestazioni, sei dei quali hanno deciso di aprire una vertenza contro il licenziamento chiedendo anche un risarcimento di 20 mila euro e il versamento dei contributi previdenziali non goduti.
Sulla causa si è ora pronunciato il Tribunale di Torino che ha respinto il ricorso contro il licenziamento con la motivazione che i fattorini sono da considerare lavoratori autonomi e non dipendenti.
Non sussistendo un rapporto di lavoro subordinato, quindi, il ricorso non può essere preso in considerazione.
Chi sono e come sono pagati i riders Foodora che consegnano il cibo a domicilio
Per lavorare come riders di Foodora è sufficiente avere una bicicletta ad un smartphone sul quale scaricare la app attraverso la quale vengono commissionate le consegne da effettuare.
Il pagamento è in proporzione al numero di consegne e può essere molto faticoso, considerando i chilometri da percorrere in qualsiasi condizioni di traffico e metereologiche. Anzi, più il tempo è brutto e più si lavora, visto che la gente esce meno di casa, senza contare che se ti fai male, e in bici può capitare, sono 'fatti tuoi'. Un lavoro che consente a molti studenti di racimolare qualche spicciolo per non pesare eccessivamente sul bilancio familiare ma privo di qualsiasi tutela.
La sentenza di Torino, in pratica, legittima una tipologia di lavoro che potrebbe essere sfruttata da tante aziende senza l’obbligo di riconoscere a questi lavoratori diritti quali la previdenza e l’assicurazione per gli infortuni.