Il mancato accordo tra i partiti che hanno vinto le elezioni congela qualsiasi discorso sulla riforma delle pensioni. Nonostante il concetto della cancellazione della riforma Fornero sia più volte richiamato nelle discussioni politiche di questi giorni, senza la nascita di un Esecutivo nulla potrà essere fatto. Nel frattempo continuano ad inasprirsi i requisiti per andare in pensione e stavolta a darne conferma è direttamente l’Istituto di Previdenza Sociale nostrano con una circolare ufficiale pubblicata sul suo portale. Dal 1° gennaio 2019 aumentano i requisiti richiesti per poter andare in pensione, sia quelli relativi all'età pensionabile per la pensione di vecchiaia che quelli per le altre prestazioni collegate ai versamenti previdenziali.

Inasprimenti che vengono sottolineati nel dettaglio dall'Inps con la circolare n. 62 uscita lo scorso 4 aprile. Anche la pensione per chi rientra nelle salvaguardie non sarà esentata da questo peggioramento della situazione.

Di quanto si sale?

Da quando è entrata in vigore la Legge Fornero, cioè dal 2012, per la terza volta l’aspettativa di vita renderà più difficile la quiescenza per milioni di italiani. In linea di massima per quasi tutte le prestazioni dal 2019 si sale di ben 5 mesi. Nello specifico:

  • Pensione anticipata: serviranno 43 anni e 3 mesi di contributi per i lavoratori e 42 anni e 3 mesi di contributi per le lavoratrici. Usando il parametro spesso presente negli estratti conto Inps, cioè le settimane, ne serviranno 2.249 per i maschi e 2.197 per le donne.
  • Quota 41: la misura destinata ai precoci e nata dalla Stabilità del 2016 sale a 41 anni e 5 mesi di versamenti previdenziali, cioè 2154 contributi settimanali.
  • Pensione di vecchiaia: per la pensione che si percepisce al raggiungimento di una certa età anagrafica si passa a 67 anni per tutti, maschi o femmine. Restano pari a 20 gli anni di contributi necessari per completare il requisito utile all’uscita.
  • Pensione in regime di totalizzazione: servono 41 anni di contributi senza limiti di età per la quiescenza anticipata o 66 anni di età e 20 di contributi per quella di vecchiaia. Per la anticipata si applica la finestra mobile di 21 mesi (la decorrenza della pensione scatta dopo 18 mesi dall’aver raggiunto il requisito) mentre per la vecchiaia di 18 mesi.
  • Assegno sociale: la pensione per chi non ha carriere lavorative che arrivano ai 20 anni si equipara a quella di vecchiaia, con 67 anni di età.

La pensione con quota 98

Nessuno sconto anche per chi rientra nelle pensioni con il sistema quota.

Stavolta si sale di 0,4 unità, cioè si passa a quota 98. La pensione con il sistema quota si raggiunge se entro il 31 dicembre 2018 si raggiunge l'età di 61 anni e 7 mesi con 35 anni di contribuzione previdenziale e con la contestuale chiusura della quota 97,6. Anche in questo caso le finestre mobili spostano in là la decorrenza delle prestazioni previdenziali (12 mesi per i dipendenti e 18 mesi per gli autonomi per i quali la quota da raggiungere è 98,7).

Oltre 30mila sono i soggetti interessati a questa pensione e sono i lavoratori che rientrano nell'ultima salvaguardia esodati. Per quanti non riescono a centrare i requisiti e la relativa quota entro fine 2018, dal prossimo 1° gennaio si salirà ad una età minima di 62 anni ( i classici 5 mesi), con i soliti 35 anni minimi di contributi versati. Allo stesso tempo salirà come dicevamo, anche la quota da centrare che sale a 98.