Il tema del pensionamento anticipato, complice anche l'inasprimento repentino e per molti poco gestibile dei requisiti anagrafici e contributivi di accesso all'Inps, sembra diventato un vero e proprio tema chiave del dibattito pubblico negli ultimi tempi. Sebbene finora le opzioni disponibili risultino insufficienti ed incomplete rispetto alle richieste dei lavoratori, qualcosa è stato comunque fatto nelle ultime legislature al fine di limitare il danno verificatosi con le precedenti riforme restrittive. Dall'anticipo pensionistico alla rendita integrativa, fino al riscatto dei contributi, vediamo insieme quali sono le opzioni a disposizione dei pensionandi, in attesa che il quadro politico e la formazione del nuovo Governo chiarisca quali saranno i futuri interventi nel comparto.

1. Il pensionamento anticipato dell'APE volontaria

Per chi non riesce a rientrare nell'APE sociale e nella nuova quota 41 destinata ai lavoratori precoci, è da poco decollato il cosiddetto prestito pensionistico di mercato. Si tratta di un'opzione che consente l'uscita agevolata a partire dai 63 anni di età e 20 anni di contribuzione, purché si abbia un futuro assegno uguale o superiore alle 700 € circa. Il prestito è di natura ventennale, può essere chiuso o ridotto in qualsiasi momento ed il suo costo dovrebbe essere calmierato nei prossimi anni dalle perequazioni all'inflazione. Il meccanismo è inoltre legato ad un'assicurazione obbligatoria contro la premorienza e ad un fondo di garanzia pubblico che interviene nei casi di mancate coperture.

2. L'uscita flessibile con la rendita integrativa temporanea anticipata (RITA)

Per chi ha sottoscritto in tempi non sospetti un fondo pensione (aperto o di categoria) si profila un'interessante soluzione, soprattutto per i vantaggi fiscali ed il largo anticipo rispetto ai criteri di quiescenza ordinaria. Si tratta della RITA, ovvero la rendita integrativa temporanea anticipata dei fondi pensione.

Il ricorso all'opzione permette infatti il prepensionamento con un massimo di 10 anni di anticipo, cioè a partire dai 56 anni di età e 7 mesi, purché si risulti inoccupati da almeno 24 mesi, si possiedano 20 anni di versamenti presso l'Inps o un fondo sostitutivo e si abbiano almeno 5 anni di permanenza nella previdenza complementare.

3. Il riscatto della laurea

Un altro metodo utile per poter anticipare l'uscita dal lavoro secondo i criteri di anzianità è il cosiddetto riscatto della laurea. Si tratta di un istituto che consente di aggiungere alla propria storia contributiva il periodo dei corsi di studi universitari riconosciuti dalla legge. Si va dai tre anni della laurea triennale ai cinque di chi ha svolto anche la specialistica. Il costo della misura può essere però importante, visto che è legato alla retribuzione posseduta al momento della domanda. In questo senso, prima si procede con la domanda, meglio è. Sono invece esclusi gli anni di studio che risultassero già coperti da contribuzione ed ovviamente gli anni fuoricorso.

4. Il cumulo gratuito dei versamenti

L'ultimo metodo di cui vi parliamo oggi è il cosiddetto cumulo gratuito dei contributi. L'opzione è risultata molto discussa negli ultimi mesi, per via del mancato decollo a causa di incomprensioni tra Inps e Adepp. Al momento sembra essere finalmente tutto risolto, pertanto chi possiede una carriera discontinua con spezzoni di contribuzione presso l'Inps e le casse professionali può sommare gratuitamente i versamenti effettuati nei diversi istituti. Il calcolo del futuro assegno avverrà quindi proquota, secondo le regole in vigore all'interno di ogni singolo fondo.

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