La pensione anticipata a quota 100 o a quota 41, il parametro di uscita che potrebbe essere introdotto a favore dei lavoratori precoci, garantirebbe meno anni di lavoro, ma ne risentirebbero anche gli assegni pensionistici mensili dei contribuenti. Il calcolo è stato fatto dall'Istituto specializzato Progetica e pubblicato dal Corriere della Sera. Nel tritacarne degli assegni di pensione ci finirebbero tutti, dai ventenni di oggi fino ai 60enni. Certo, rispetto ai requisti della riforma Fornero sarebbero rilevanti anche gli anni di lavoro risparmiati e, soprattutto, la maggiore certezza di andare in pensione intorno ai 60 anni (per la quota 41 dei precoci con un anno di lavoro prima dei 19) e a partire dai 64 anni per la quota 100.

Aspetto, quest'ultimo, da non trascurare data la situazione dei cosiddetti "esodati".

Pensione anticipata precoci quota 41 e quota 100 Lega e M5S: confronto con pensioni Fornero

Tuttavia, i numeri dell'Istituto Progetica possono mettere sulla bilancia gli anni di uscita anticipata con le Pensioni a quota 100 e la rinuncia a quella parte di assegno dettata dal minore numero di anni di contributi versati rispetto alla pensione di vecchiaia. Il calcolo è fatto anche in riferimento agli aumenti di età previsti a partire dal 2019 quando, per la pensione di vecchiaia occorreranno 67 anni di età e per le pensioni anticipate della riforma Fornero saranno necessari 43 anni e 3 mesi di contributi (per le donne i contributi sono scontati di 12 mesi).

D'altra parte, per la pensione anticipata con uscita a quota 100 si considera la somma dell'età e dei contributi a partire dai 64 anni con combinazioni che devono portare a 100. Tuttavia, dai dati dell'Istituto specializzato, un 20enne di oggi, con la quota 100 arriverebbe alla pensione ben 5 anni e mezzo prima (considerando i continui adeguamenti alla speranza di vita della riforma Fornero), ma l'assegno mensile sarebbe decurtato di circa 210 euro, pari al 16 per cento in meno.

Uscita quota 100, pensione anticipata quota 41 o pensioni Fornero: il calcolo

Chi è più prossimo alla pensione, invece, ha una situazione più definita e meno distante dalla pensione di vecchiaia attuale. Infatti, si assottiglierebbero sia l'età di uscita che il taglio sulla futura pensione. In generale, i lavoratori che oggi hanno tra i 20 e i 60 anni riuscirebbero ad andare in pensione anticipata con uscite variabili: si va dai 9 mesi in meno dei lavoratori prossimi alla pensione ai 5 anni e mezzo dei più giovani.

Ma, in base ai calcoli di Progetica, in corrispondenza di assegni futuri che vanno dai 1.100 euro ai 1.500, la riduzione andrebbe dai 100 ai 200 euro mensili. Una situazione che richiederebbe il ricorso alla pensione integrativa per mantenere il medesimo tenore di vita.