Sui principali media continua a tenere banco l'argomento 'pensioni anticipate'. Sui social stanno facendo discutere le ultime dichiarazioni di Ghiselli (segretario confederale della Cgil) e di Proietti (segretario confederale della Uil) che si dicono contrari alla quota 100 così come pensata dal Governo, ossia dai 64 anni d’età, e fanno delle controproposte al Governo. Entrambi hanno espresso la loro amarezza nei confronti dell’esecutivo che al momento non ha aperto al dialogo e a cui, invece, avrebbero proposte interessanti da fare per partire con una controriforma strutturale ed equa.

Pensioni, Proietti: 'No quota 100, ma uscita dai 63 anni per tutti'

Per Domenico Proietti le forze politiche che sostengono il Governo non stanno mantenendo quanto promesso in campagna elettorale. Si è infatti passati da abolire la Fornero a moderati correttivi che per giunta non sono coerenti con l’idea di superare la rigidità insita nella Riforma Forner,o ma anzi rischiano perfino di peggiorarla ulteriormente e di rendere vano ogni precedente miglioria.

Critico il segretario confederale della Uil verso il nuovo esecutivo: Quota 100 a partire dai 64 anni peggiora quello che il sindacato è riuscito ad ottenere con fatica nella precedente legislatura, ossia l’Ape sociale a 63 anni per quindici lavori gravosi.

Poi ha aggiunto: la soluzione migliore, a nostro avviso, sarebbe permettere un’uscita anticipata dai 63 anni come accade già nel resto dell’Europa. Affinché vi sia un ricambio generazionale, dice Proietti, siamo aperti al confronto su questi temi, aspettiamo che il Governo si decida a convocarci. Anche per Ghiselli, Cgil, il problema primario resta la chiusura del Governo nei confronti delle parti sociali su temi importanti come la pensione.

Anche la Cgil avrebbe idee importanti da condividere, come la possibilità di concedere l’uscita dai 62 anni d’età o con 41 anni di contributi. Ecco le sue parole.

Pensioni anticipate 2018, Ghiselli: 'In pensione subito dai 62 anni e quota 41 per tutti'

Per Roberto Ghiselli, segretario confederale della Cgil, la pensione andrebbe concessa dai 62 anni, e inoltre andrebbe concessa la quota 41 a tutti coloro che hanno alle spalle già 41 anni di contributi regolarmente versati.

La riforma dovrebbe essere strutturale e comprendere anche la nona e definitiva salvaguardia degli esodati e la proroga dell’opzione donna. Si dovrebbe poi aiutare la donna con delle politiche mirate che tutelino e consentano la conciliazione tra famiglia e lavoro e si dovrebbe garantire il riconoscimento del lavoro di cura delle donne. Entrambi ritengono che la quota 100 così come ipotizzata, ossia con combinazioni a partire dai 64 anni d’età e 36 di contributi, non farà altro che danneggiare i soggetti più deboli che non hanno carriere continuative e che prima erano tutelati, almeno in parte, dall'Ape sociale che sarà, invece, purtroppo non prorogata dal 2019.