Quasi tutte sono straniere, hanno una scarsa conoscenza della lingua italiana e, soprattutto, necessitano di soldi e Lavoro. Questo, in sintesi, è l'identikit delle badanti che vengono sfruttate da cooperative italiane che ricorrono ad uno stratagemma che risulta pienamente legale, facendo firmare alle lavoratrici dei documenti che non sono dei contratti di lavoro, bensì aperture di partite Iva, sottoponendole a gravosi impegni da circa 22 ore quotidiane di attività lavorativa per una cifra lorda di 800-900 euro al mese.

Un vero e proprio sfruttamento quello denunciato dalla Camera del lavoro di Bergamo, che ha parlato di un triste fenomeno in espansione che ricorre ad un buco normativo per risultare pienamente lecito.

"L'Espresso" in edicola da oggi, 5 agosto, ha portato avanti un'inchiesta giornalistica per approfondire questa problematica, riportando la difficile situazione in cui versano numerose badanti, ma anche le famiglie che si rivolgono a cooperative che utilizzano questo tipo di stratagemma.

Solo 800-900 euro per giornate lavorative molto lunghe

"L'Espresso" riporta di una serie di cooperative senza scrupoli che, approfittando della scarsa dimestichezza con l'italiano e dell'impellente bisogno di denaro, fanno sì che diverse straniere firmino dei documenti che, di fatto, dietro il pagamento di uno stipendio mensile di 800-900 euro lordi circa, le costringono a lavorare per 22 ore al giorno di media.

Questo sistema - stando alla denuncia della Camera del lavoro di Bergamo - purtroppo risulta assolutamente legale, poiché i datori di lavoro si basano su un evidente vuoto normativo. Di conseguenza, i numerosi contenziosi fin qui aperti dalle lavoratrici sono andati a vuoto. Negli ultimi tempi, però, anche i sindacati hanno iniziato ad attivarsi con ricorsi e cause giudiziarie che, almeno in Emilia Romagna, stanno cominciando ad avere degli esiti positivi.

Il vuoto normativo

Le cooperative spesso approfittano dell'incapacità delle lavoratrici di comprendere il tipo di contratto che stanno sottoscrivendo. Questo settore, ormai da qualche anno, si è dotato di un proprio Ccnl di categoria (contratto collettivo nazionale di lavoro), elaborato in seguito ad un accordo raggiunto tra ministeri, sindacati dei lavoratori e associazioni di datori di lavoro.

Il regolamento prevede delle norme precise da rispettare in sede di assunzione: dalla paga oraria minima all'orario di lavoro, passando per ferie e permessi.

Come ha spiegato Orazio Amboni, segretario della Cgil di Bergamo, alle badanti vengono fatti firmare dei documenti che non sono dei contratti, bensì aperture di partite Iva. Le cooperative si occupano dell'intero iter: rintracciano famiglie che hanno bisogno di assistenti familiari, e inviano presso di loro le donne che hanno "reclutato" con l'inganno. Si tratta di un sistema paradossalmente legale, perché l'apertura di una partita Iva da parte di un lavoratore esonera da qualsiasi responsabilità la cooperativa.

Le badanti, infatti, dovranno provvedere da sole a pagare le tasse per lo stipendio intascato.

Trattandosi di una cifra lorda, gli 800 euro di media che ricevono mensilmente corrispondono, in realtà, a circa 400 euro netti. Inoltre, credendo di ricevere una busta paga, ottengono in realtà una semplice fattura per i servizi resi, come se si trattasse di lavoratrici indipendenti.

Rischi per lavoratori e famiglie

Questo fenomeno risulta in preoccupante espansione, anche perché può avere delle ripercussioni negative sia per le lavoratrici che per le famiglie che ne richiedono i servizi. Infatti, per quanto concerne i nuclei familiari, da una denuncia presentata dalla Cgil di Modena si apprende che spesso devono firmare delle clausole che concedono una sorta di esclusiva dell'agenzia verso la lavoratrice, che prevede anche una serie di gravose penali.

Dunque, conti alla mano, il denaro sborsato risulta addirittura superiore rispetto a quanto si spenderebbe ricorrendo a dei regolari contratti di assunzione, senza dimenticare che, in caso di controversie, sarebbe proprio la famiglia utilizzatrice a rispondere dinanzi al giudice, e non la cooperativa.

Le badanti, invece, non sapendo di dover versare delle tasse per lo stipendio ricevuto, in diverse occasioni si vedono recapitare delle cartelle esattoriali piuttosto elevate. La normativa vigente, siccome ci si ritrova di fronte allo sfruttamento di un buco giuridico, non prevede alcun tipo di intervento per contrastare questo sistema che, di fatto, approfitta di persone bisognose di lavoro e di famiglie che necessitano di cure e assistenza.