Da tempo in materia previdenziale si parla di quota 100, di quota 41 e di opzione donna come misure volte a riformare il sistema e cancellare la Legge Fornero. Molte però sono le difficoltà nel finanziare la riforma delle Pensioni in base a tutti questi provvedimenti che sono stati prima promessi durante la campagna elettorale che ha portato alla nascita del Governo giallo-verde e poi inseriti nel relativo contratto sottoscritto dai due partiti di maggioranza, il M5S e la Lega. E nelle ultime giornate le ipotesi sono sempre di più, con le misure che continuano ad essere valutate e cambiate in vista di una ipotetica loro immissione nella prossima Legge di Bilancio.

Tutte le nuove ipotesi che accompagnano ciascuno di questi provvedimenti sono nell’ottica di rendere le misure meno gravose per le casse dello Stato. La Legge di Bilancio è alle porte ed ancora più imminente è la nota di aggiornamento del DEF. Il 27 settembre infatti l’Esecutivo sarà chiamato a presentare il nuovo documento di economia e finanze e li probabilmente si conosceranno le dotazioni finanziarie che il Governo metterà nel pacchetto previdenziale della manovra di fine anno.

La novità delle uscite modulabili

Le ultime novità hanno inserito un nuovo termine nella discussione previdenziale, cioè “modulabile”, soprattutto per quanto concerne la quota 100 che resta la misura che con maggiori possibilità sarà inserita in Legge di Bilancio.

Tra le diverse iniziative del Governo su Quota 100, si dovrebbe prevedere la possibilità per i lavoratori di andare in pensione con 64 anni di età e dopo aver versato 36 anni di contributi tra effettivi e figurativi. Per questi ultimi, oltre a maternità e servizio militare, per quanto concerne quelli relativi ad ammortizzatori sociali e malattie se ne potranno utilizzare solo 2.

Inoltre, si valuta l’introduzione della Quota 100 modulabile. In pratica, la misura verrebbe impostata su differenti modulazioni e quindi requisiti, in base ai settori di appartenenza dei lavoratori. Nella modulazione otterrebbero una priorità in termini di uscita dal Lavoro, quei lavoratori che provengono da aziende coinvolte in crisi aziendali.

In altri termini, nel caso in cui (abbastanza probabile viste le scarse risorse disponibili) le dotazioni finanziarie per la misura risultassero inferiori alle richieste di pensione, verrebbe garantito l’accesso alla quiescenza prima a questi lavoratori in difficoltà. In pratica una novità simile a quelle che negli ultimi anni hanno accompagnato le misure previdenziali dei precedenti Governi. Come per l’Ape sociale o per quota 41, anche sulla nuova quota 100 potrebbero essere inseriti paletti che ridurranno la platea dei lavoratori a determinate tipologie degli stessi.

Da quota 41 a quota 42

Difficile che alla quota 100 possa essere abbinata la quota 42, che nel frattempo è diventata la nuova misura di pensione anticipata in cantiere, al posto della quota 41 inserita nel contratto di Governo.

Sempre per le questioni di copertura, quota 42 difficilmente entrerà nella manovra di fine anno. Se ne dovrebbe riparlare l’anno prossimo perché questa misura di pensione anticipata senza limiti anagrafici resterà al palo. La riforma infatti, se davvero i proclami dei rappresentanti del Governo verranno confermati, dovrebbe essere fatta in vari step. Si tratta però sempre di misure coraggiose, vincolate a problemi di cassa e diktat che provengono da Bruxelles che sta attentamente monitorando ciò che si progetta di fare in Italia. Per questo oggi appare probabile una revisione dei requisiti pensionistici per così dire selettiva, con interventi a favore di platee ben delimitate di lavoratori.