Se il sistema previdenziale pubblico arranca, anche il comparto dei fonti integrativi si trova a confrontarsi con la crisi economica. Un fenomeno che assume particolare valenza soprattutto per i giovani lavoratori, visto che si trovano a confrontarsi con stipendi bassi e poche possibilità di carriera, con la conseguenza principale di maturare assegni contenuti anche in vecchiaia. Purtroppo i bassi salari rendono difficile anche l'attivazione di un piano pensionistico integrativo, una constatazione che concorre a spiegare perché il settore fatichi a decollare tra le nuove generazioni.

Una situazione che è stata peggiorata anche da interventi poco lungimiranti negli ultimi anni, a partire dall'aumento dell'imposizione fiscale sui rendimenti dei montanti previdenziali (equiparati addirittura alle rendite finanziarie), per proseguire con una scarsa azione informativa nei confronti dei lavoratori. Un mix che non ha favorito l'atteso quanto necessario pieno sviluppo del settore.

Pensioni integrative, gli ultimi numeri disponibili sulle adesioni

Nel complesso, alla metà dell'anno in corso le posizioni pensionistiche complementari attualmente attive risultano circa 8 milioni e mezzo, con una crescita modesta (stimata attorno al 2,5%) delle adesioni. Bisogna infatti considerare che all'interno di tali cifre vengono conteggiate anche le cosiddette doppie adesioni, ovvero le posizioni multiple che possono prendere forma ad esempio per un cambio di settore del lavoratore.

In merito invece alle risorse attualmente in gestione, le somme corrispondono al 30 giugno 2018 a poco più di 165 miliardi di euro.

Le nuove opzioni di uscita anticipata e la prospettiva di sostegno al welfare del comparto

Sulla modesta crescita delle adesioni bisogna considerare che si tratta anche di un'opportunità persa dal punto di vista del valore di welfare che sta assumendo il comparto negli ultimi anni.

Un esempio è la RITA, la rendita integrativa temporanea anticipata resa disponibile con le ultime Manovre. L'opzione consente ai lavoratori che vivono situazioni di disagio il prepensionamento privato con la riscossione di una rendita in anticipo fino a 10 anni rispetto ai criteri di quiescenza tramite l'uscita di vecchiaia.

È chiaro però che per poter accedere alla misura il lavoratore deve essersi iscritto ad un fondo pensione ed aver accumulato una sufficiente storia contributiva. Un'ulteriore conferma del fatto che l'iscrizione alla previdenza complementare può garantire importanti benefici non solo a livello pensionistico, ma anche nell'integrazione al reddito in età avanzata.

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