Quota 100 resta la misura sulla quale il governo punterebbe nella prossima Legge di Stabilità, per iniziare a modificare il sistema pensionistico e a superare la Legge Fornero. Quota 42, che giorno dopo giorno ha soppiantato la Quota 41, dovrebbe essere misura da approntare l'anno prossimo. Entrambi sono i provvedimenti che il governo sta valutando in materia di riforma delle Pensioni: sulle misure però ci sono numerosi dubbi, a partire da quelli delle coperture finanziarie e della spesa pubblica, per finire a quelli strettamente tecnici delle stesse.
Problemi che si intrecciano tra loro, perché l'impatto delle novità sui conti pubblici non dovrà essere troppo pesante e per questo sulle misure andranno inseriti dei paletti e dei vincoli. Però, proprio l'inserimento di questi paletti renderebbero le misure penalizzanti per diversi lavoratori che vedrebbero la loro situazione previdenziale peggiorare anche rispetto alle attuali norme previste dalla discussa Legge Fornero.
I conti non tornano
Conti alla mano, le pensioni sia con Quota 100 che con Quota 42 rischiano di essere più penalizzanti di quelle calcolate sulla base della Legge Fornero. Sarebbe di 4 miliardi l'esborso che lo Stato dovrebbe sostenere solo per Quota 100 nella versione più gettonata da parte dell'esecutivo, quella con l'età minima prefissata a 64 anni.
L'età minima per sfruttare la pensione con Quota 100 è solo uno dei paletti che il governo studia per limitare i danni della ipotetica riforma, sui conti pubblici. I soldi risparmiati dai tagli alla pensioni d'oro, che tra l'altro dovrebbero servire per finanziare la pensione di cittadinanza, sembrano irrisori rispetto a quanti ne servirebbero per finanziare anche solo Quota 100. Ecco perché prende piede sempre di più l'idea di predisporre questa riforma previdenziale a più tappe.
Quota 42, la nuova pensione di anzianità, sarà provvedimento da approntare l'anno venturo. La pensione di anzianità che nel programma (o contratto) di governo era la Quota 41, sembra essere stata accantonata e sostituita da una meno appetibile Quota 42.
Basti pensare alle donne che con le attuali norme pensionistiche, potrebbero lasciare il lavoro con 41 anni e 10 mesi di lavoro, come prevede la pensione anticipata della Legge Fornero. Anche con gli inasprimenti relativi all'aspettativa di vita nel 2019, quando le pensioni anticipate arriveranno a 43 anni e 3 mesi per gli uomini e 42 anni e 3 mesi per le donne, il vantaggio di quota 42 sarà irrisorio per queste ultime.
Ape e lavori gravosi
Così come si ipotizza che funzionerebbero Quota 100 e Quota 42, i dubbi sul reale miglioramento del sistema sono tanti. Come se non bastasse, entrambe le misure dovrebbero prevedere un ricalcolo della pensione con il sistema contributivo a prescindere da quando i periodi di lavoro sono stati effettuati.
Ciò significa che le pensioni erogate con le due misure, se mai davvero dovessero entrare in vigore, saranno più basse di quelle effettivamente spettanti ai lavoratori che rientreranno negli anticipi.
C'è poi la questione relativa all'Ape sociale che non verrebbe prorogata oltre la sua scadenza del 31 dicembre 2018. La pensione a partire dai 63 anni di età prevista dall'Ape agevolata per disoccupati, caregivers, invalidi e lavori gravosi verrebbe sacrificata sull'altare di Quota 100, che però avrà probabilmente l'età minima di uscita fissata a 64 anni, cioè un anno più tardi dell'Ape. Sui lavori gravosi inoltre c'è da ricordare che nel 2019, come ricorda un articolo di "pensionioggi.it", l'aumento dell'età pensionabile e dei requisiti per le pensioni derivanti dall'aspettativa di vita, non sarà applicato.
In pratica, sia i 66 anni e 7 mesi di età per la pensione di vecchiaia che i 42 anni e 10 mesi di contributi per la anticipata resteranno tali anche nel 2019.
Evidente che sia quota 42 che quota 100 per questi lavoratori non rappresenterebbero un vantaggio ingente, anzi, se si considera la penalizzante modalità di calcolo degli assegni previdenziali, le novità produrrebbero più svantaggi che miglioramenti. Come riporta il sito "orizzontescuola", anche Giuliano Cazzola, noto esperto in materia pensioni, con una sua approfondita analisi ha messo in luce il fatto che le novità pensionistiche andrebbero addirittura a peggiorare la situazione per molti lavoratori.