La pensione anticipata con la ormai celebre quota 100, prevede l’uscita dal lavoro quando la somma di età e anni di contributi previdenziali di un lavoratore è pari a 100. Questa la risposta alla domanda sul funzionamento di quota 100 e questa l’unica cosa certa relativa alla misura. Per il resto, voci, indiscrezioni e dichiarazioni di tecnici e politici sono incessanti e presentano numerose forme di quota 100.

Dopo l’intervento del Vice Presidente del Consiglio Matteo Salvini alla trasmissione di Bruno Vespa su Rai Uno (Porta a Porta) di ieri 11 settembre, le ipotesi più attendibili per la misura diventano sostanzialmente tre.

Ci sarebbe la quota 100 con paletti e vincoli, quella selettiva in base alla tipologia di richiedente e quella libera del Vice Premier, che ieri sera ne ha presentato il meccanismo. Le differenze tra le tre vie che potrebbero essere adottate per la quota 100 da inserire nella ormai imminente legge di Bilancio sono nette e decise. Ecco tutto quello che c’è da sapere per ognuna di queste alternative possibili per la misura.

La versione che piace ai tecnici

Il costo della quota 100 è l’ostacolo più arduo da superare affinché dalle parole si passi ai fatti per quanto riguarda il varo della misura. La manovra finanziaria è il contenitore deputato ad avere al suo interno la novità previdenziale più attesa.

Il governo è alle prese con innumerevoli problemi relativi al lato economico del Paese, a partire dal paventato aumento dell’Iva, la cui detonazione non può che essere priorità da parte dell’esecutivo e che stando ai numeri, costerebbe 12,5 miliardi della nuova legge di Bilancio. Oltretutto ci sono da fare i conti con i diktat di Bruxelles, con i vincoli di pareggio di bilancio e di riduzione della spesa pubblica.

In definitiva, poco disponibile per riformare il sistema previdenziale, tanto è vero che solo quota 100 è la misura sulle Pensioni, destinata a nascere subito.

La via più fattibile, almeno per i tecnici e gli economisti, tra i quali anche un soggetto vicino alla Lega di Salvini, cioè il presidente del Centro Studi Itinerari Previdenziali Alberto Brambilla, resta la versione con paletti e vincoli, quella per over 64.

Come funziona la quota 100 a 64 anni? La somma di età anagrafica e contribuzione previdenziale versata deve dare 100 e se l’età minima da avere è 64, evidente che siano necessari 36 anni di contributi. Di questi, solo due possono essere di disoccupazioni indennizzate, malattie, casse integrazione e contributi figurativi in genere (servizio militare e maternità dovrebbero essere validi sempre). Opzione fruibile dunque anche da lavoratori arrivati a 65 o 66 anni di età con 35 o 34 anni di contributi versati.

La quota 100 selettiva

La quota 100 selettiva sarebbe ancora più economica per le casse dello Stato. Infatti si concederebbe priorità nell’uscita a lavoratori che provengono da crisi aziendali.

Sarebbe la formula che sottintende il varo della misura fino ad esaurimento risorse. In pratica, il governo stanzierebbe dei soldi per la misura, ma se questi non bastano per coprire tutte le domande pervenute, il canale prioritario con il quale l’Inps erogherà le pensioni sarà in base alla tipologia di lavoro svolto e dal settore di provenienza. A questa quota 100 selettiva potrebbero essere allegati requisiti di uscita diversi a seconda del settore da cui provengono i lavoratori e dal grado di crisi aziendale dei datori di lavoro.

Via a 62 anni di età e poi a 60

La versione più nuova di quota 100 è quella che Salvini ha proposto ai tecnici e di cui ha dato notizia ieri sera sulla rete ammiraglia della Rai.

Come funziona la quota 100 a 62 anni? Nel dettaglio, per l’accesso alla pensione anticipata con questa quota 100 dovrebbero bastare appunto, 62 anni di età. Il tutto senza vincoli particolari. In pratica, rispetto alle proposte precedenti, due anni in meno di età e meno vincoli sui requisiti da centrare. Un primo passo per il progetto definitivo del leader della Lega, che vorrebbe misura libera per tutti come promesso ripetutamente in campagna elettorale. Dopo il varo della misura a 62 anni da attuare già l’anno venturo, si passerebbe alla versione definitiva con limite di età a 60 anni. Questo secondo la Lega avverrebbe nel 2021, quando la misura diventerà quella promessa e che si estenderebbe davvero alla stragrande maggioranza dei lavoratori, compresi i precoci che hanno contributi versati pari o superiori a 40 anni.