Quota 100 a 62 anni di età e 38 di contribuzione versata, questa è la nuova misura che dovrebbe nascere con la nuova legge di Bilancio che entrerà in vigore nel 2019. La quota 100, secondo i rappresentanti del governo è il primo passo verso la cancellazione della legge Fornero che tanto ha vessato gli italiani in questi anni. La misura è la prima risposta alla richiesta di flessibilità pensionistica del sistema previdenziale italiano. Dal 2019 chi ha almeno 62 anni di età ed almeno 38 anni di carriera lavorativa coperta dai contributi previdenziali potrà andare in pensione evitando di attendere l’età pensionabile di 67 anni della normale pensione di vecchiaia.
La quota 100 però non sarà fruibile da tutti i lavoratori, sia per gli evidenti limiti di età e contributi imposti alla stessa e sia perché molti lavoratori, per tipologia di attività svolta sembrano già esclusi dalla misura. Un articolo del quotidiano “Il Sole 24 Ore” presenta una prima analisi della misura che va a dimostrare come alcuni soggetti, tra i quali le donne lavoratrici, troveranno difficoltà a centrare i requisiti necessari.
Non tutti i lavoratori sono uguali
Quasi tutto l’apparato tecnico di quota 100 sembra a vantaggio di lavoratori maschi, questo quanto afferma il quotidiano economico finanziario con un articolo di ieri 10 ottobre. La misura che rappresenta uno dei cavalli di battaglia del leader della Lega e adesso Ministro dell’Interno, Matteo Salvini, prevede delle soglie di contributi da versare piuttosto elevati che secondo molti sono soglia che agevolano l’uscita solo a determinate tipologie di individui.
Si tratta di lavoratori che hanno avuto la fortuna di avere carriere lunghe e continue. L’identikit che ritorna sempre in queste analisi è quello dei lavoratori del Nord Italia, dove statisticamente è stato da tempo più facile trovare lavori duraturi.
I 38 anni di contributi necessari per accedere a quota 100 per chi ha 62, 63 o 64 anni per esempio, rappresentano un ostacolo arduo da superare per le donne che spesso sacrificano carriera e lavoro per le necessità della loro famiglia.
Lo stesso discorso può essere fatto per i lavoratori precari, quelli che specie negli ultimi anni hanno avuto carriere frammentate, con periodi di inattività, lavori saltuari o a termine. Edili, stagionali e braccianti agricoli sono tra queste categorie, perché per tipologia di attività lavorativa, legata alle condizioni atmosferiche o a determinati periodo dell'anno, difficilmente riescono ad accumulare anni di lavoro pieni dal punto di vista contributivo.
Quota 41 e opzione donna
È proprio per questa evidente penalizzazione che quota 100 potrebbe lasciare alle donne che da tempo si parla di rilanciare opzione donna. La misura però non dovrebbe essere inserita nella legge di Bilancio perché in manovra, lo spazio destinato alla previdenza ed i 7 miliardi di dotazioni finanziarie saranno utilizzati solo per quota 100. Opzione donna prevede l’uscita anticipata per le donne ad una età tra i 57 ed i 58 anni con 35 anni di contributi, cioè 3 anni in meno di lavoro di quanto prevede la quota 100 e tra i 4 ed i 5 anni prima rispetto all’età minima di uscita. Anche le prerogative dei precoci non verrebbero assecondate dalla quota 100. In questo caso l’ostacolo non è la pesante richiesta di contribuzione previdenziale versata, ma l’età minima fissata.
Infatti molti lavoratori con carriere lunghe oltre 40 anni e che hanno iniziato a lavorare prima della maggiore età, non potranno uscire dal lavoro se non hanno compiuto almeno 62 anni.
Un limite molto elevato per soggetti che magari hanno già centrato quota 100 con 60 anni di età e 40 di lavoro o addirittura 59 anni di età e 41 di contributi. Questi soggetti attendono il varo della quota 41 per tutti, cioè quella che dovrebbe essere la nuova pensione di anzianità che andrà a sostituire la pensione anticipata della Fornero che dal 2019 sarà fruibile solo con 43 anni e 3 mesi di lavoro per gli uomini e 42 anni e 3 mesi di lavoro per le donne. Come per opzione donna, anche per quota 41 probabilmente si dovrà attendere il prosieguo della legislatura, anche se alcune indiscrezioni lasciano aperti alcuni spiragli per entrambe queste misure previdenziali già nella prossima manovra di Stabilità.