Il pacchetto Pensioni della prossima legge di Bilancio dovrebbe contenere diverse novità previdenziali per i cittadini. Quota 100 ormai sembra una certezza, mentre per quota 41 ed opzione donna la strada sembra più difficile. Nel frattempo si ragiona sui tagli alle pensioni d’oro e sull’eventuale blocco di quel meccanismo che lega le pensioni ed i requisiti per accedervi, all’aspettativa di vita. In pratica, il dossier previdenziale è ancora allo studio, con il problema delle coperture che non permette ancora di trovare la quadratura del cerchio.

Dal Def e dalla sua nota di aggiornamento, i soldi stanziati per questo pacchetto di novità pensionistiche da varare e lanciare nel 2019, sono 7 miliardi e per qualcuno sono pochi per tutto quello che sarebbe necessario fare. E cominciano a trapelare notizie sull’indirizzo che sta prendendo l’esecutivo per quanto riguarda queste novità che come dicevamo sono tantissime.

Le pensioni anticipate quelle da salvaguardare

Nato con il governo Berlusconi e reso più rigido e pesante dalla riforma Fornero, il meccanismo dell’aspettativa di vita a cui collegare i requisiti di accesso alle pensioni è un argomento tornato di moda in queste ultime settimane. Nel 2019 questo meccanismo farà salire i requisiti per la pensione di vecchiaia e per quella anticipata di ben 5 mesi.

Per le pensioni di vecchiaia, quelle legate al doppio parametro contributivo ed anagrafico, si passerà da 66 anni e 7 mesi a 67, sempre con almeno 20 anni di contributi previdenziali accumulati. Le pensioni anticipate, quelle scollegate da limiti anagrafici, passeranno per gli uomini da 42 anni e 10 mesi di versamenti previdenziali, a 43 anni e 3 mesi.

Per le donne resterà in vigore l’anno di sconto rispetto ai colleghi maschi. L’esecutivo Conte però sembra intenzionato a mettere mano a questo antipatico meccanismo, studiando un modo per bloccarlo o quanto meno detonarlo.

Nelle ultime ore sembra prendere campo l’ipotesi di congelare l’aumento di 5 mesi solo alle pensioni anticipate.

Questo quanto riportato da un eloquente articolo del quotidiano romano “Il Messaggero”. Secondo fonti vicine alla maggioranza di governo, il collegamento della stima di vita alle pensioni risulterebbe idoneo per quanto riguarda l’età pensionabile e quindi per le pensioni di vecchiaia. Vivendo di più è naturale che la pensione legata ad una determinata età si sposti in avanti negli anni. Diverso il discorso per quanto concerne le prestazioni pensionistiche legate a determinate carriere lavorative, perché la stima di vita calcolata dall’Istat non tiene in considerazione le diverse tipologie di lavoro dei cittadini che in base alle mansioni ed alle attività svolte, potrebbero avere una durata di vita differente gli uni dagli altri.

Ecco che si valuta di lasciare anche l’anno venturo i requisiti per la pensione anticipata a 42 anni e 10 mesi per i maschi e 41 anni e 10 mesi per le donne.

Quota 100 si deve spostare in primavera

Per via dell’impatto che la quota 100 avrà sui conti pubblici, sembra valida l’ipotesi di farla slittare a 2019 inoltrato come data di decorrenza. Far partire la nuova misura da gennaio, come il Vice Premier Matteo Salvini continua a dire, probabilmente non sarà possibile. Ed allora si pensa a far slittare la data di decorrenza di questa nuova misura almeno a primavera, quando tra l’altro potrebbe partire anche il reddito di cittadinanza. Per fare ciò potrebbero essere reinseriti nel meccanismo previdenziale le finestre mobili.

Sempre dalle pagine del Messaggero infatti si legge che l’idea sarebbe di applicare una finestra di almeno 3 mesi alla quota 100, in modo tale da ridurre, allontanando nel tempo la data di decorrenza, l’impatto che la misura avrà sulle casse statali. Finestre comunque nettamente più brevi di quelle in vigore prima della legge Fornero, quando per molte misure previdenziali, i lavoratori dipendenti si vedevano posticipare la decorrenza delle pensioni di 12 mesi. Attesa che per gli autonomi saliva addirittura a 18 mesi, cioè un anno e mezzo dopo aver centrato i requisiti di uscita.