Le misure che il governo dichiara quotidianamente di far partire nel 2019, con o senza l’ok di Bruxelles o dei vari economisti che le giudicano insostenibili, sono opzione donna e quota 100. Due strumenti con i quali i legislatori intendono dotare il sistema di una certa flessibilità in uscita. Sia quota 100 che opzione donna permetterebbero di lasciare il lavoro diversi anni prima della soglia anagrafica della pensione di vecchiaia, in regime Fornero e vessata dal meccanismo dell'aspettativa di vita, che per il 2019 sarà a 67 anni. Nel nostro ordinamento sono già vigenti altre strade che permettono una uscita anticipata rispetto alle pensioni di vecchiaia.

Una molto importante e poco conosciuta è senza dubbio la pensione anticipata contributiva. Con questa misura e con i due nuovi strumenti in via di approvazione tramite decreto collegato alla legge di Bilancio, le vie per lasciare il lavoro senza subire il peso, in termini di requisiti per le quiescenze, imposto dalla Fornero, diventano molteplici. Ecco come lasciare il lavoro nel 2019 e come andare in pensione tra i 58 ed i 64 anni.

Quota 100, vantaggi e controindicazioni

Partiamo dalle due novità di cui si continua a parlare da mesi, cioè quota 100 e opzione donna. Quando la somma anagrafica e la contribuzione previdenziale da 100 si potrà andare in pensione proprio con la quota 100. La misura però non sarà pura, come fu pubblicizzata ai tempi della campagna elettorale soprattutto dalla Lega e dal suo leader Salvini.

La misura nasce con paletti ben precisi e con meccanismo altrettanto preciso. Bisognerà aver compiuto almeno 62 anni di età ed aver già maturato 38 anni di contributi versati per poter rientrare tra i destinatari della misura. Inoltre lo strumento vedrà il ritorno in azione delle finestre mobili. Contrariamente alla pensione di vecchiaia o a quella anticipata, che prevedono la decorrenza il primo giorno del mese successivo a quello in cui vengono maturati i rispettivi requisiti, la quota 100 avrà finestre di uscita prefissate.

Le ultime indiscrezioni dicono che la prima finestra potrebbe essere aprile, ma solo per quelli che centrano il doppio vincolo di quota 100 entro la fine del 2018. Poi saranno finestre trimestrali nel settore privato e semestrali per i lavoratori del pubblico impiego. Probabilmente nella scuola, la finestra sarà unica per collegare le regole pensionistiche all'anno scolastico.

Quota 100 non nasce con penalizzazioni, cioè con tagli di assegno in relazione a quanti anni di anticipo vengono sfruttati rispetto ai 67 anni. Inoltre, la pensione verrà calcolata come le altre, senza collegamenti unici verso il sistema contributivo. Ciò che si perderà di assegno sarà solo la parte relativa al minor numero di contributi versati ed ai coefficienti di trasformazione sfavorevoli perché la pensione verrà percepita per più anni. Tra il 5 ed il 35%, questo l’ammontare della riduzione di assegno che questi due fattori provocheranno per quelli che opteranno per la quota 100.

Pensione anticipata contributiva per le donne

Opzione donna è la misura che permette alle donne di lasciare il lavoro già a 58 anni, con 35 di contributi, ma con pensione contributiva.

Infatti le lavoratrici che sceglieranno la via di opzione donna e lasceranno carriera e lavoro per la quiescenza immediata, dovranno rinunciare ad una buona fetta di pensione perché la stessa verrà calcolata con il penalizzante sistema contributivo. Soprattutto per le lavoratrici che avendo versato già 18 anni di contributi prima del 1996, avrebbero sfruttato il calcolo retributivo per gli anni di contributi fino a tutto il 2011, la perdita sarà ingente. Al ricalcolo contributivo anche per queste lavoratrici ci sarebbe da fare i conti con coefficienti penalizzanti e con la perdita relativa al minor numero di contributi versati.

Anticipata contributiva difficile da centrare

La pensione anticipata contributiva necessita di almeno 20 anni di contributi versati, alla stregua della pensione di vecchiaia normale.

L’età per sfruttarla nel 2019 sarà a 64 anni, questo per via dei 5 mesi in più che l’aspettativa di vita imporrà anche a questa misura. Sono 3 anni di anticipo ma appannaggio solo di chi, pur avendo avuto una carriera lavorativa piuttosto corta, ha versato contributi considerevoli come valore, che permetteranno una pensione pari almeno a 2,8 volte l’assegno sociale Inps. Questo è solo uno dei vincoli della misura, perché per uscire con 64 anni di età e 20 di contributi previdenziali accumulati, bisogna che nessuno di questi anni di contributi sia stato versato prima del 1 gennaio 1996. Anche in questo caso, come dice anche il nome della misura, la pensione verrà calcolata interamente con il sistema contributivo, con perdite di assegno rilevanti anche perché si tratta di Pensioni come dicevamo, di importi relativamente alti.