Si continua a discutere sulla tanto attesa misura in campo previdenziale che con molta probabilità prenderà piede a partire dal prossimo aprile 2019. L'esecutivo sembra aver confermato che giorno 3 o 4 dicembre potrebbe essere il giorno in cui la manovra finanziaria potrebbe ottenere la fiducia da parte del Parlamento mentre il vicepremier della Lega Matteo Salvini ha affermato che la Quota 100 partirà a febbraio anziché ad aprile. Intanto, il sindacato guidato da Annamaria Furlan ha condotto uno studio che evidenzia delle probabili penalizzazioni sull'assegno previdenziale per tutti coloro che richiederanno il pensionamento anticipato con il sistema delle quote.

Probabili tagli fino al 22% sull'assegno

Si tratta di un taglio che va dal 16 al 22,3 % che verrà applicato ai potenziali quotisti in caso di pensionamento anticipato rispetto alle regole attualmente vigenti per la pensione di vecchiaia. Stando a quanto riporta il quotidiano "Il Corriere della Sera", infatti, l'assegno previdenziale sarà più leggero ma nello stesso tempo verrà percepito per più anni: la perdita sarà maggiore rispetto al pensionamento di vecchiaia che si otterrà il prossimo anno dopo il raggiungimento di almeno 67 anni di età anagrafica unitamente ai 20 anni di versamenti contributivi.

Secondo la Cisl, si percepirà un assegno più basso che va dal 3 al 22,3 % anche rispetto ai requisiti per la pensione anticipata, ovvero, 43 anni e 3 mesi di anzianità contributiva.

Tuttavia, i calcoli del sindacato si riferiscono ad una retribuzione netta di 1.650 euro anche se secondo quanto affermato dall'esperto di previdenza Maurizio Benetti i tagli potrebbero essere applicati anche a retribuzioni più basse.

Per Benetti Quota 100 è un canale d'uscita per i lavoratori 'forti'

Come ormai noto, per accedere alla Quota 100 occorrono almeno 62 anni di età anagrafica accompagnati dal versamento di 38 anni di contributi effettivi ma stando a quanto affermato su "Il Corriere della Sera", per la Cisl la soglia contributiva è elevata e salendo con l'età anagrafica il paletto dei 38 anni rimane fermo.

E' questo il motivo che induce lo stesso Benetti a pensare che si tratta di un canale di uscita per i lavoratori "forti", ovvero gli uomini e i dipendenti della pubblica amministrazione avvantaggiati dal fatto di aver iniziato la loro carriera contributiva all'età di 20 anni. "Chi ha iniziato prima può infatti uscire con le norme più favorevoli riservate ai cosiddetti lavoratori precoci", conclude Benetti.