Niente superamento della Fornero e nemmeno una sua riscrittura, come conferma anche il quotidiano “Repubblica”. Le misure previdenziali su cui lavora il governo partiranno come promesso e come programmato, ma per quanto concerne i proclami circa la cancellazione della legge Fornero sicuramente non ci siamo. L’operazione previdenziale del governo Conte, con la nascita di quota 100 diventerà solo una deroga alle attuali norme pensionistiche lasciateci in eredità dalla riforma Fornero, una sospensione di questa normativa ma di durata limitata. Per venire incontro ai diktat provenienti da Bruxelles, il governo pare intenzionato a ridurre il capitolo di spesa per questo nuovo canale di uscita per la pensione.

La riduzione della spesa, sempre secondo l’articolo del quotidiano Repubblica lascia intendere che sulla misura tanto agognata da molti italiani, saranno imposti limiti e paletti atti a circoscrivere la platea dei beneficiari, riducendola sensibilmente. Per questo c’è già chi parla di retromarcia della Lega, che occorre ricordare, risulta il partito di maggioranza che da sempre spinge per inserire nel sistema questa misura.

Paletti, finestre e vincoli

Come funzionerà la quota 100 diventa sempre di più un mistero, perché ogni giorno che passa c’è chi ipotizza l’inserimento di vincoli e paletti sempre più stringenti e c’è chi, come Salvini, continua a predicare calma confermando in tutto la misura.

Con la quota 100 si andrà in pensione con almeno 62 anni e con almeno 38 di contributi. Uno strumento che secondo i dati, potrebbe interessare una platea di circa 430.000 soggetti. Il primo strumento di persuasione a non utilizzare la nuova misura sarebbe quella dell’importo dell’assegno. Infatti chi sceglie di dribblare la normativa Fornero, optando per la quota 100, in base alle ultime ipotesi deve considerare un taglio della pensione di circa il 20%.

Niente di strutturale della misura, perché la perdita di assegno dipende dal minor numero di anni di contribuzione versati per via dell’uscita anticipata che per i più fortunati, sarebbe di ben 5 anni rispetto alla pensione di vecchiaia a 67 anni. Si ipotizza anche di ridurre la platea di lavoratori pubblici che potrebbero scegliere la quota 100.

Proprio gli statali sembrano essere l’identikit perfetto dei possibili “quotisti”, perché lavoratori con carriere piuttosto continue e durature tali da centrare il requisito minimo dei 38 anni di contributi versati. Per loro però potrebbe essere inserito il vincolo del differimento del pagamento del Tfr, altro disincentivo alla scelta libera che la misura dovrebbe offrire. Inoltre, la misura nascerebbe con il meccanismo delle finestre mobili e quindi con decorrenza del primo rateo di pensione spostata di 3 mesi per i lavoratori privati e di 6 mesi per gli statali.

Misura triennale e poi quota 41

L’operazione previdenziale nasce fin dai tempi della campagna elettorale, quando soprattutto la Lega, prometteva il superamento della riforma Fornero con due misure di cui il partito di Salvini fece il caposaldo del suo programma di governo.

Quota 100 per inserire flessibilità nel sistema e poi quota 41 come nuova pensione di anzianità. Adesso si ipotizza una quota 100 di durata temporanea e non strutturale, cioè una misura in vigore fino al 2021, come antipasto della vera grande operazione riformatrice che sarebbe la quota 41 per tutti. Tra l’altro, sempre per cercare risparmi sugli originari 6,7 miliardi che la manovra ha destinato al pacchetto Pensioni, l’esecutivo dovrebbe non prorogare l’Ape sociale, con la sua pensione a 63 anni di età con 30 o 36 anni di contributi. Una misura che dalle stanze del governo sembra essere considerata a rischio sovrapposizione con la quota 100. In definitiva, il governo continua a prevedere il varo di quota 100, ma sarà una misura destinata a pochi e da pochi scelta proprio per via delle tante limitazioni. Con il risultato di mettere a posto l’aumento di spesa pubblica previsto e magari ottenere il via libera da Bruxelles.