Quando si parla di Pensioni, uno degli argomenti più discussi è il collegamento dei requisiti di uscita dal lavoro, con l’aspettativa di vita. In pratica, da anni ormai si tende a collegare le pensioni e quindi i requisiti utili per centrarle, alla vita media degli italiani, la cui soglia è certificata annualmente dall’Istat. Più cresce la stima di vita degli italiani secondo i dati dell’Istituto Nazionale di Statistica, più si allontanano le pensioni come soglie da raggiungere per ottenerle. Con uno degli ultimi atti del governo Gentiloni, l’impatto dell’aspettativa di vita sulle pensioni fu certificato con un decreto.

Venne previsto che le pensioni di vecchiaia, che fino a fine 2018 possono essere centrate con 20 anni di contributi e con 66 anni e 7 mesi di età, indipendentemente da maschi o femmine, dal 2019 sarebbero state portate a 67 anni. Stesso discorso per le pensioni anticipate che da 42 anni e 10 mesi di contributi versati senza limiti di età saliranno dal prossimo gennaio a 43 anni e 3 mesi. Per questa misura c’è una differenza tra uomini e donne perché le lavoratrici beneficiano e beneficeranno sempre di un anno in meno. Per loro nel 2019 saranno necessari 42 anni e 3 mesi di contributi. Il governo attuale, quello Conte però, sembra intenzionato a bloccare questo antipatico meccanismo, almeno per quanto concerne le pensioni anticipate, cioè le ex pensioni di anzianità.

Stop all’aspettativa di vita

Come riporta il quotidiano romano “Il Messaggero”, l’esecutivo giallo-verde ha come obbiettivo, anche il blocco dell’aspettativa di vita per le pensioni di anzianità, quelle che dalla riforma Fornero si chiamano pensioni anticipate. Sempre sul Messaggero, l’intenzione del governo è confermata anche dal sottosegretario al Ministero del Lavoro Claudio Durigon che da per scontato questo stop.

In pratica, secondo il sottosegretario, anche l’anno venturo la soglia utile per accedere alla pensione anticipata senza alcun vincolo anagrafico resterà a 42 anni e 10 mesi per i maschi ed a 41 anni e 10 mesi per le donne. Adesso, come per la quota 100, opzione donna e le altre misure previdenziali in lavorazione, va stabilito il metodo di ingresso nel sistema, cioè tramite decreto a se stante o tramite emendamento alla manovra di Bilancio, opzioni che secondo Durigon sono entrambe in campo.

Si sale comunque

Un’altra novità che riguarda la pensione anticipata però è il ritorno alle finestre mobili. Un discorso che collega un po’ tutte le prestazioni previdenziali alla nuova quota 100. Per questa misura infatti si prevede il ritorno alle cosiddette finestre di uscita. In pratica, per quanto prevede il meccanismo, la data di decorrenza delle pensioni con quota 100 non sarà dal primo giorno del mese successivo a quello in cui si completano i requisiti, ma sarà la finestra prestabilita. Per quota 100 si prevedono finestre trimestrali per i lavoratori privati e semestrali per quelli statali. Questo meccanismo potrebbe essere esteso anche alle pensioni anticipate, con finestra trimestrale.

Secondo questa ipotesi pertanto, pe pensioni anticipate resterebbero a 42 anni e 10 mesi di contribuzione versata, ma verrebbero percepite a partire dai 43 anni ed un mese. In termini pratici, anche con lo stop all’aspettativa di vita queste pensioni si allontanerebbero comunque di 3 mesi.