Il Governo Conte è tuttora al lavoro sul testo che dovrà introdurre il famigerato meccanismo della Quota 100, il nuovo sistema di uscite anticipate a partire dai 62 anni di età anagrafica unitamente ai 38 anni di versamenti contributivi. La Legge di Stabilità, infatti, è stata approvata anche dalla Camera e ora, si attendono i decreti sulle misure in materia previdenziale che dovrebbero arrivare tra il 10 e il 12 gennaio 2019.

Appare ormai abbastanza chiaro che la misura volta a superare la tanto odiata Riforma Fornero entrerà in vigore con il sistema delle finestre a cadenza trimestrale che per i dipendenti del settore privato si apriranno ad aprile mentre i dipendenti della Pubblica Amministrazione dovranno aspettare fino ad ottobre a causa dell'introduzione dell'obbligo di preavviso di pensionamento che dovrà essere dato almeno sei mesi prima dell'uscita dall'attività lavorativa.

Nuova ipotesi di scivolo al vaglio del Governo

Stando a quanto riportato dal quotidiano "Il Messaggero", però l'esecutivo giallo-verde sta lavorando su una nuova ipotesi riguardante l'introduzione dell'assegno aziendale volto a rilanciare l'economia ed incentivare le assunzioni soprattutto fra i giovani. Si tratta della possibilità di anticipare di tre anni l'uscita dal mondo lavorativo rispetto ai 62 anni di età richiesti dalla Quota 100 fortemente voluta dalla Lega. In altri termini, un lavoratore potrà accedere al pensionamento dopo il raggiungimento dei 59 anni di età anagrafica ma solo a seguito di accordi aziendali volti a stabilire il numero delle assunzioni che andranno a sostituire i lavoratori che accederanno alla prestazione.

In pensione tre anni prima, la misura non è per i precoci

Tuttavia, la nuova ipotesi al vaglio del Governo potrebbe non essere appetibile per i lavoratori precoci, i quali hanno iniziato a lavorare in giovane età, ovvero, prima del compimento del 19 esimo anno di età. Potrebbero rimanere fuori anche molti lavoratori con carriere discontinue visto che per questa categoria risulta difficile il raggiungimento del requisito contributivo fissato a 38 anni.

Lo scivolo ipotizzato dall'esecutivo potrebbe allargare la platea dei potenziali beneficiari e nello stesso tempo si potranno dare il via libera a nuove assunzioni per le nuove generazioni.

Sempre secondo quanto riporta "Il Messaggero", l'altra ipotesi allo studio di Palazzo Chigi, riguarda un fondo di rotazione da utilizzare con l'ausilio della Cassa Depositi e Prestiti con lo scopo di dare un incentivo alle imprese che decideranno di assumere nuovo personale.