Il Consiglio dei Ministri ha dato il via libera al decreto per le pensioni e il reddito di cittadinanza: un testo particolarmente 'sofferto', soprattutto a motivo dei veti imposti da Bruxelles sulla spesa previdenziale. Non sono mancate neppure le tensioni tra i due partiti di maggioranza, Lega e Movimento 5 Stelle, come quello relativo agli assegni di invalidità. C'era molta attesa, comunque, anche sulla questione relativa ad Opzione Donna: con il nuovo decreto Pensioni, torna la possibilità di anticipare l'uscita dal lavoro anche se molte lavoratrici subiranno una decurtazione piuttosto importante sull'importo della pensione.

Secondo quanto riportato sul numero odierno de 'Il Sole 24 Ore', il taglio potrebbe arrivare fino al 40 per cento.

Opzione Donna, il taglio sull'importo della pensione potrebbe arrivare fino al 40 per cento

Il calcolo dell'assegno attraverso il metodo contributivo, anziché quello misto, penalizzerà non poco le donne che sceglieranno di uscire dal lavoro con i requisiti richiesti. Innanzitutto, facciamo chiarezza proprio sulla questione requisiti: secondo il testo del decreto, Opzione Donna andrà a beneficio delle lavoratrici che, entro il 2018, erano in possesso di almeno 35 anni di contributi con 58 anni di età anagrafica, nel caso di dipendenti, oppure 59 se autonome.

E' vero che l'anticipo pensionistico, rispetto alla pensione di vecchiaia, è consistente, ovvero 8-9 anni, ma l'importo pensionistico ne risentirà non poco.

Innanzitutto, alla pensione secondo Opzione Donna si applicano dodici mesi di finestra prima della decorrenza (nel caso in cui la richiedente è una lavoratrice dipendente) e diciotto mesi se si tratta di una lavoratrice autonoma.

Tra maturazione dei requisiti e primo assegno passano dai 12 ai 18 mesi

Come sottolineato da 'Il Sole 24 Ore', la richiedente Opzione Donna potrebbe subire una decurtazione dell'importo pensionistico sino al 40 per cento (in alcuni casi): molto probabile, invece, un taglio nell'ordine del venticinque per cento.

A questo proposito, il noto quotidiano pone l'esempio di una lavoratrice statale nata nel 1960, in possesso di 36 anni di versamenti contributivi. Scegliendo l'anticipo pensionistico con Opzione Donna, la dipendente della Pubblica Amministrazione percepirà una pensione lorda annua pari a 11.750 euro. Nel caso in cui, invece, decida di rinunciare ad Opzione Donna, proseguendo la propria attività lavorativa fino al 2024, l'importo della pensione (con l'anticipata) salirà a 19.780 euro.

Una differenza consistente, da non sottovalutare. Tuttavia, Opzione Donna, nel precedente periodo di attuazione, ha riscosso un buon successo: tra il 2008 e l'inizio del 2017, infatti, sono state oltre 83mila le lavoratrici che hanno scelto questa misura di anticipo pensionistico.