Quota 100, il cui decreto sarà emanato con ogni probabilità il prossimo 12 gennaio è la grande novità previdenziale del governo Conte. Una misura che ha in seno un duplice obbiettivo, uno di carattere previdenziale ed uno economico. La misura in primo luogo consentirà a molti lavoratori, che negli ultimi anni hanno dovuto rimandare il momento del pensionamento per via delle pesanti norme lasciate in vigore dalla legge Fornero, di anticipare l’uscita dal lavoro.

Nelle mire dell’esecutivo però, la misura dovrebbe anche rilanciare le politiche occupazionali del paese, perché i neo pensionati dovrebbero essere sostituiti da nuovi e più giovani lavoratori.

Un meccanismo di turnover che ha già trovato contestazione anche da parte di Confindustria. Come riporta il quotidiano "Il Messaggero" infatti, non è scontato che per ogni fuoriuscito dal lavoro le imprese passino all’assunzione di un nuovo addetto. Se l’obbiettivo della pensione in anticipo, anche se per una platea abbastanza contenuta, appare scontato, per il secondo obbiettivo, quello occupazionale, sempre dalle pagine del quotidiano romano si evidenzia come l’esecutivo sia al lavoro per varare misure ad hoc. Si pensa ai fondi di solidarietà bilaterali (misura già definita e pronta) o ad uno scivolo di tre anni che avrebbe l’effetto di anticipare ancora di più l’uscita dal lavoro di soggetti sotto i 62 anni di età.

I fondi di solidarietà

Una soluzione simile all’Isopensione, soprattutto per quanto concerne la previsione di spesa da parte del governo è senza dubbio quella dei fondi di solidarietà bilaterali. Si tratta di fondi appositi, che garantiscono forme di sostegno aggiuntive ai lavoratori e costituiti da accordi tra imprese e parti sociali.

Nel decreto su quota 100 dovrebbe venire stabilito che ai lavoratori che si trovano a tre anni di distanza da età o contribuzione utili a quota 100, sarà erogato un assegno straordinario di sostegno reddituale. La quota 100 infatti prevede un doppio requisito, quello anagrafico dei 62 anni di età e quello contributivo dei 38 anni di contributi previdenziali versati.

Si tratta di due soglie minime da raggiungere per entrare nel perimetro dei destinatari della misura e si tratta di due paletti per molti ardui da raggiungere. Per lavoratori con carriere discontinue o lavoratori precoci i due paletti sono abbastanza pesanti da centrare, i primi per quanto concerne i 38 anni di contributi richiesti ed i secondi per l’età (avendo iniziato presto a lavorare si trovano a raggiungere il minimo dei contributi ben prima dei 62 anni di età). Con questi fondi bilaterali (proprio perché istituiti di concerto tra sindacati ed imprese), si tratterebbe di anticipare di ulteriori 3 anni l’uscita prevista con quota 100. Il tutto a carico delle aziende e solo in presenza di accordi tra parti sociali e imprese.

Le aziende interessate a ringiovanire l’organico lavoratori erogando l’assegno straordinario di sostegno al reddito, accompagnerebbero il lavoratore anziano nel periodo mancante alle soglie per la quota 100 e nel contempo, assumerebbero nuovi lavoratori.

Incentivi alle imprese

La convenienza di quota 100 è uno dei problemi più evidenti che accompagnano questo nuovo canale di uscita dal lavoro. Paletti e vincoli inseriti nella misura sono autentici disincentivi a optare per questa nuova via di uscita dal lavoro. Oltre che età e contributi difficili da centrare, c’è la questione dell’importo della pensione che è naturalmente più bassa di quella che si andrebbe a percepire attendendo i 67 anni per la pensione di vecchiaia o i 42 e 10 mesi per la pensione anticipata.

Nessuna penalizzazione o taglio ma è una semplice evidenza matematica. Infatti, lasciando il lavoro prima si versano meno contributi e quelli accumulati verranno trasformati con coefficienti più penalizzanti in base a quanti anni prima si lascia il lavoro. Una situazione che non appartiene solo a quota 100, ma che riguarda tutte le misure pensionistiche oggi vigenti, anche quelle classiche. Divieto di cumulo con altri redditi da lavoro e finestre di uscita sono gli altri disincentivi di quota 100. Il divieto di cumulo avrà effetti anche sull’argomento occupazionale, perché le imprese da cui escono i pensionati quotisti, non potranno utilizzare i neopensionati a orario ridotto per esigenze aziendali perché gli stessi pensionati non potranno cumulare redditi da lavoro dipendente con l’assegno di pensione.

Per centrare l’obbiettivo di rilancio occupazionale il governo valuta l’ipotesi di inserire altre misure volte ad incentivare le aziende a nuove assunzioni. Nell’ottica di quota 100 si pensa a garantire alle imprese incentivi, utilizzando il canale della Cassa Depositi e Prestiti, da erogare per le nuove assunzioni di lavoratori che andranno a sostituire quelli fuoriusciti con la quota 100.