Dopo le frizioni tra Governo e sindacati per la manifestazione unitaria di inizio febbraio, oggi presso il ministero del Lavoro le parti sociali sono state ascoltate dal sottosegretario Claudio Durigon. L’argomento come previsto è stato quello previdenziale, con i sindacati che hanno messo sul tavolo numerose richieste sia per correggere il decreto 4/2019 che oggi è approdato in aula al Senato dopo i passaggi nelle varie commissioni per gli emendamenti, che per discutere su altre importanti misure. Il resoconto della giornata e dell’incontro lo hanno prodotto le tre sigle sindacali presenti al vertice, cioè Cgil, Cisl e Uil, con un comunicato unitario.

La linea dei sindacati pertanto resta unica, con le richieste che hanno spaziato dai lavori di cura agli esodati per finire con la tanto discussa quota 100.

La durata di quota 100 non piace

Pur riconoscendo il valore di quota 100, misura che permetterà di andare in pensione molti lavoratori con largo anticipo, a partire dai 62 anni con 38 di contributi versati, secondo le tre sigle sindacali va limata ed allargata come platea. Occorre prima di tutto riconoscere i lavori di cura alle lavoratrici che risultano sempre penalizzate da misure pensionistiche che prevedono numeri di anni di contribuzione piuttosto rilevanti. Le donne sono spesso chiamate a scegliere tra famiglia e lavoro, il più delle volte sacrificando quest’ultimo e quindi la carriera per dedicarsi ai figli ed alla cura della casa.

Chiedere a queste lavoratrici di racimolare 38 anni di contributi per poter sfruttare la misura è molte volte esercizio difficile. Ecco perché i sindacati hanno chiesto una tutela per le lavoratrici madri, con un anno di sconto rispetto ai 38 anni di contribuzione richiesti per ogni figlio avuto. Inoltre, la quota 100 continua a non piacere alle parti sociali perché misura sperimentale e a scadenza.

Infatti la quota 100 sarà valida solo per un triennio, cioè dal 2019 al 2021. Anche se evidente il passo avanti fatto dall’attuale esecutivo con il varo di questa misura, i sindacati chiedono un intervento più strutturale, cioè senza scadenze.

Landini allarga il campo delle richieste

Come dicevamo inizialmente, l’aria del summit non era buona per via delle frizioni iniziali.

Il Movimento 5 Stelle per esempio, su Facebook oggi ha rimesso in pista un'intervista di Mario Monti su La 7 dove accusava i sindacati di aver accettato senza particolari proteste la riforma Fornero. Le richieste dei sindacati per il decreto del Governo invece, sono state nette e prossime allo scontro, come dimostrato dalla manifestazione congiunta di Roma, con le tre sigle unitamente scese in piazza. Landini, segretario confederale Cgil ha rimarcato la necessità di trovare la sistemazione dell’annosa questione esodati, se non con una nona salvaguardia, almeno con un provvedimento che ponga fine alle problematiche di quelli che sono rimasti per via della Fornero, senza pensione e senza lavoro.

Inoltre, dito puntato contro il blocco delle assunzioni nella Pubblica Amministrazione e con il campo degli interventi che oltre al tema previdenziale deve affrontare le politiche di sviluppo, il piano di investimenti e le politiche fiscali. I sindacati hanno chiesto anche di ripensare all’insediamento di commissioni ad hoc con lo scopo di valutare se e come considerare nuove attività lavorative da inserire tra quelle gravose. Come già successo ai tavoli di discussione con il precedente Governo, le parti sociali hanno ricordato al Governo la questione della pensione di garanzia, una pensione minima da erogare a chi oggi è giovane ed ha difficoltà a trovare lavori stabili e duraturi, un problema che si ripercuoterà inevitabilmente sugli assegni pensionistici futuri di questi soggetti che avranno importi esigui come esigui saranno i periodi di contribuzione accumulati.