Se passasse la proposta del Movimento 5 Stelle per quanto riguarda l'introduzione del salario minimo, anche il settore del lavoro domestico verrebbe influenzato da questa autentica rivoluzione. La norma infatti andrebbe applicata sull’intero territorio nazionale ed a tutte le attività. In pratica verrebbe fissato a 9 euro il salario minimo orario per la generalità dei lavoratori. Anche il lavoro domestico e lo stipendio di colf, governanti, baby sitter, maggiordomi e soprattutto badanti, verrebbe influenzato da questo provvedimento. Per le famiglie italiane che hanno alle dipendenze un lavoratore domestico, sarebbe un autentico salasso.

Costi elevati per le famiglie

Numeri alla mano oggi sono 860.000 le famiglie che hanno alle loro dipendenze un collaboratore domestico. Il numero è al ribasso perché si riferisce ai contratti regolari, cioè quelli a norma di legge in un settore dove è alta l’incidenza del sommerso e del lavoro nero. Secondo le prime analisi prodotte dagli addetti ai lavori, l’ingresso del salario minimo di 9 euro ad ora soprattutto nel lavoro domestico sarebbe un vero salasso per le famiglie visto il costo piuttosto basso del salario minimo previsto oggi dal CCNL di settore. Un aumento di spese che le famiglie dovrebbero sostenere e che arriverebbe al 230% in più rispetto a quanto si spende oggi. Secondo la nota associazione sindacale del lavoro domestico, “Assindatcolf” per esempio, una badante convivente con la famiglia o con la persona a cui prestare assistenza arriverebbe a costare fino a 1.120 euro in più.

Per una baby sitter, sempre in regime di convivenza, la spesa aumenterebbe di 1.230 euro e si arriverebbe a 1.300 euro per una colf.

Questione sindacale

Il provvedimento così caro al Movimento 5 Stelle ha riscontrato già la presa di posizione contraria di sindacati e associazioni datoriali. Anche Assindatcolf per esempio ha manifestato scetticismo sulla proposta “pentastellata”.

Il vicepresidente dell’associazione Andrea Zini, per esempio, ha sottolineato come l’aumento di costo che graverebbe sulle famiglie andrebbe ad incentivare la piaga del lavoro nero che come dicevamo in premessa è molto diffuso nel settore con 1,1 milioni di lavoratori irregolari e con sei lavoratori ogni dieci senza contratto.

Alle questioni economiche si affiancano problematiche relative al ruolo che i sindacati hanno. Il salario minimo imposto per legge, quindi dall’alto, favorirebbe la fuoriuscita dalla contrattazione sindacale di uno degli elementi cardine di tutte le trattative tra aziende e parti sociali, cioè il salario. Senza considerare le problematiche del working poor, cioè di quei lavoratori che lavorano con salari al di sotto del costo della vita che con la novità non verrebbero stimolati a cercare lavori migliorativi dal punto di vista reddituale.