La caccia ai contributi per andare in pensione continua incessante da parte dei lavoratori che nel 2019 potrebbero sfruttare le nuove misure pensionistiche o che sono in orbita per quelle vecchie. Escludendo l’assegno sociale, che non prevede quello contributivo tra i requisiti per centrare la pensione, per tutte le altre misure previdenziali bisogna aver raggiunto una determinata soglia di versamenti previdenziali. La maggior parte delle prestazioni oggi vigenti prevedono un requisito contributivo piuttosto elevato, comprese le due misure appena varate dal Governo e cioè opzione donna e soprattutto quota 100.

Servono 35 anni per lo scivolo contributivo riservato alle lavoratrici che hanno 58 o 59 anni di età a seconda se lavoratrici dipendenti o autonome. Ne servono ancora di più e più precisamente 38, per i soggetti che possono sfruttare la quota 100. Di questi 38 ben 35 devono essere effettivi, cioè non figurativi. Una strada possibile per quanti non hanno questi numeri potrebbe essere il versamento volontario dei contributi e l’Inps ha appena aggiornato le tabelle con il costo dei contributi volontari nel 2019. Anche i contributi volontari infatti, ogni anno si adeguano al tasso di inflazione che l’Istat per il 2018 ha certificato nella misura dell’1,1%. Con la circolare n° 42 del 13 marzo 2019 l’Inps ha applicato l’adeguamento al tasso di inflazione dei versamenti volontari.

Cosa comunica l’Inps

Per i lavoratori che hanno cessato la loro attività di lavoro e si trovano ad avere una insufficiente contribuzione si può utilizzare il versamento volontario dei contributi. Per poter versare autonomamente i contributi mancanti per la pensione o per aumentare il montante contributivo e percepire un assegno maggiore, occorre presentare domanda all’Inps ed essere autorizzati alla cosiddetta prosecuzione volontaria.

Occorre però pagare un corrispettivo che alla luce degli aggiornamenti appare piuttosto salato. L’Istituto nazionale di Previdenza Sociale con la recente circolare ha fissato il minimo contributivo in € 205,20 per settimana di lavoro. In pratica, per il 2019 per completare un anno di contribuzione utile alla pensione occorre versare non meno di 3.521,23 euro.

Il provvedimento Inps

Nella circolare Inps si richiama anche a chi è già stato autorizzato ai versamenti in data antecedente il primo gennaio 1996. Per loro nessuna variazione di importo perché si continuerà a pagare per anno di contribuzione la cifra di € 2.973,84. Occorre sapere inoltre che gli importi da versare variano in base al settore lavorativo di appartenenza ed alla retribuzione del lavoratore nelle 52 settimane precedenti la richiesta di autorizzazione. Per chi è stato autorizzato dall’Istituto entro la fine del 1995, la retribuzione delle 52 settimane precedenti va moltiplicata per il 27,87%. L’Inps invece ha stabilito nel 33% la percentuale applicabile alla retribuzione dell’anno precedente.

Per i nuovi richiedenti in pratica, ogni settimana di lavoro che si intende coprire con il versamento volontario costa 67,72 euro. Il 33% si applica alla quasi totalità dei lavoratori, ma esistono eccezioni che proprio l’Inps nella sua circolare conferma. Il 32,65% è la percentuale applicata agli ex Ipost, il 29,10% per i lavoratori in agricoltura, il 17,42% per i badanti ed il 14,90% per i pescatori. Ancora inferiore è l’aliquota percentuale nel settore edilizia che si assesta al 14,57%. Anche l’età anagrafica dei richiedenti è fattore importante per determinate categorie di lavoratori. La retribuzione delle 52 settimane che precedono l’istanza nel settore artigianato per esempio è pari al 24% se il richiedente ha una età superiore a 21 anni, mentre scende al 21,45% per i più giovani.