Milioni di pensionati in questi giorni riceveranno una lettera da parte dell’Inps. Si tratta della comunicazione con la quale l’Istituto di previdenza sociale darà seguito ed inizierà ad applicare la norma che riduce la rivalutazione già riconosciuta dal 1° gennaio su molti assegni previdenziali. In pratica, con questa comunicazione l’Inps chiederà i soldi indietro ai pensionati, o meglio dire, farà presente agli stessi pensionati che l’Istituto da aprile inizierà a prelevare d’ufficio soldi dalle Pensioni in pagamento proprio per rientrare di questo suo credito.

Perché adesso si chiedono soldi indietro ai pensionati?

La rivalutazione riconosciuta ai pensionati per adeguare gli assegni all’aumento del costo della vita è stata calcolata dall’Inps senza tener presente delle novità introdotte dalla legge di Bilancio. Il motivo di tutto ciò sta nel fatto che la Manovra finanziaria del governo, che contiene un nuovo meccanismo di perequazione delle pensioni, essendo stata approvata la vigilia di capodanno, non ha consentito all’Inps di applicare il nuovo meccanismo sulle pensioni di gennaio. Ed è così che gli assegni che l’Istituto ha già pagato per i mesi di gennaio, febbraio e marzo 2019 presentano importi sbagliati e con parte di quanto incassato dai pensionati che adesso andrà restituito.

La comunicazione in arrivo ha al suo interno anche le relative tabelle con riportati dentro gli importi vecchi e nuovi delle pensioni.

Quanto e come si pagherà

Nelle tabelle, pertanto, si potrà verificare con estrema esattezza quanto è stato percepito in più in questi primi tre mesi del 2019 e quando adesso sarà da restituire all’Inps.

Il conguaglio, cioè la differenza tra il nuovo importo di pensione effettivamente spettante e gli importi di queste tre mensilità, sarà trattenuto dall’Inps sui ratei di pensione dei mesi successivi. Da aprile, intanto, i pensionati inizieranno a ricevere la pensione con i nuovi importi. Dal punto di vista delle cifre di questo conguaglio per molti pensionati si tratterà di pochi euro, ma salendo l’importo della pensione salirà anche l’importo del conguaglio da restituire.

Infatti il nuovo meccanismo di perequazione delle pensioni è meno favorevole del precedente, ma per le pensioni fino a 3 volte il minimo non cambia nulla. Prima dell’approvazione di questo diverso meccanismo di rivalutazione, vigeva la regola dei tre scaglioni ed è così che l’Inps ha provveduto a fare a gennaio. Le pensioni venivano adeguate al costo della vita con percentuali tra il 100% ed il 75%. Adesso le fasce diventano sette e si va dal 100% al 40%. Come dicevamo, alla luce della nuova normativa, per il triennio 2019-2021 la perequazione al 100% resterà appannaggio dei pensionati con assegni fino a 3 volte il minimo. Per le pensioni superiori l'adeguamento all'inflazione sarà del 97% per gli assegni con importi compresi tra 1.522 e 2.029 euro (sopra tre e fino a 4 volte il minimo).

Salendo l’importo dell’assegno si riduce la percentuale di rivalutazione e così rivalutazione del 77% per pensioni fino ad un importo di 2.537 euro, del 52% fino ad un importo di 3042 euro, del 47% per pensioni con importo fino a 4.059 euro e del 45% sulle pensioni fino a 4.566 euro. Per quelle ancora superiori invece, la percentuale applicata sarà del 40%.