Come da tempo previsto e come largamente diffuso da un po’ tutti i quotidiani italiani ed i siti web, a giugno ci sarà una riduzione della pensione per molti pensionati italiani, con anche una restituzione di parte delle somme già ricevute. Scatterà infatti dal prossimo mese il contributo di solidarietà quinquennale sulle Pensioni d’oro previsto dalla legge di Bilancio di inizio anno. Contestualmente, il nuovo meccanismo di indicizzazione delle pensioni al tasso di inflazione produrrà il prelievo delle somme indebitamente percepite da molti pensionati ad inizio 2019.
Come lamentano i sindacati, questi tagli e riduzioni avverranno solo dopo le elezioni europee del 26 maggio.
Un autentico doppio taglio, deciso sempre dal governo e sempre tramite la legge di Bilancio. I primi effetti sono stati già avvertiti dai pensionati ad aprile, quando il meccanismo di rivalutazione ha avuto effetto sugli importi delle pensioni pagate quel mese, inevitabilmente inferiori a quelli dei tre mesi precedenti, che avevano visto una rivalutazione effettuata con il sistema 2018 evidentemente più generoso. Adesso si tratta proprio di andare a restituire i soldi percepiti a gennaio, febbraio e marzo, quelli in eccedenza tra la rivalutazione del precedente sistema e quella del nuovo meccanismo.
Pensioni sopra tre volte il minimo
Iniziando dalla nuova rivalutazione, occorre precisare che le pensioni fino a tre volte il minimo non subiranno alcun cambiamento, come naturalmente avranno già riscontrato i pensionati andati alla cassa ad aprile ed incassando i medesimi importi di pensione dei mesi precedenti e non risultano a debito con l’Inps.
Diverso il caso delle pensioni più elevate, superiori appunto a tre volte il minimo, che sono la prima fascia di prestazioni pensionistiche che incapperanno nel salasso. Come dicevamo in premessa, il nuovo meccanismo di perequazione è meno favorevole a partire dagli assegni lordi superiori a 1.522,26 euro, cioè sopra tre volte il minimo.
Questi pensionati saranno chiamati a giugno a restituire quanto incassato in più nel trimestre iniziale dell’anno. Naturalmente parliamo di cifre per così dire di poco conto per le pensioni tra 1.522 euro e 2.500 euro al mese: si avrà infatti un prelievo di qualche euro come importo da restituire. Naturalmente più sale la pensione più elevato è il prelievo forzoso imposto. Su una pensione da 5.000 euro, come riporta il Corriere della Sera, l’Inps tratterrà come cifra da restituire 25 euro.
Le pensioni d’oro
Insieme alla riduzione di assegno per la nuova perequazione, a giugno scatterà anche il taglio delle pensioni sopra i 100.000 euro. Partirà infatti il contributo di solidarietà 2019-2023 su questi assegni previdenziali considerati d’oro.
Sulle pensioni a partire da quelle di importo prossimo a 4.700 euro netti al mese, cioè sulle pensioni lorde superiori a 100.000 euro, la legge di Bilancio 2019 ha infatti previsto un contributo con aliquote crescenti e per scaglioni sulla parte di pensione eccedente i 100.000 euro. Verrà prelevato il 15% sulla parte di pensione compresa tra 100.000 e 130.000 euro, il 25% per la parte che va da 130.000 a 200.000 euro, il 30% da 200.000 a 350.000 euro, il 35% da 350.000 a 500.000 euro ed il 40% per la quota ancora eccedente. In pratica, un pensionato con assegno lordo da 120.000 euro perderà 3.000 euro lordi di pensione, cioè oltre 230 euro al mese che in termini pratici significa più o meno 130 euro netti in meno sulle pensioni.