Il famigerato sistema della Quota 100 è una misura in via sperimentale fino al 2021 mentre a partire dal 2022 potrebbe prendere piede l'uscita anticipata con il sistema della Quota 41, dando così la possibilità a migliaia di lavoratori di fruire del pensionamento dopo il raggiungimento di almeno 41 anni di anzianità contributiva indipendentemente dall'età anagrafica.

I sindacati chiedono correzioni sulla Quota 100

Intanto, continuano i dibattiti attorno alle misure in materia previdenziale visto che, stando alle previsioni dell'esecutivo giallo-verde, dal 2022 potrebbe entrare in vigore il meccanismo della Quota 41, una misura che finora è stata strettamente riservata ai lavoratori precoci che hanno iniziato a lavorare prima del compimento del 19 esimo anno di età anagrafica e che potrebbe coinvolgere una più ampia platea di lavoratori.

Nonostante la Quota 100 abbia riscosso non poco successo, però, i sindacati continuano il pressing affinché vengano apportato le correzioni al fine di eliminare i paletti imposti dall'attuale normativa e coinvolgere una platea più ampia di soggetti.

Come ormai noto, il sistema del pensionamento anticipato consente di anticipare l'uscita a partire dai 62 anni di età anagrafica unitamente ai 38 anni di versamenti contributivi anche se potrebbe tagliare fuori molte categorie di lavoratori come ad esempio le donne alle prese con lavori discontinui e alla conseguente difficoltà di raggiungere il requisito dei 38 anni. Tuttavia, a partire dal 2022, l'Esecutivo potrebbe intervenire con l'allargamento della platea dei potenziali beneficiari della Quota 100, eliminando i paletti e rendendo strutturale della misura.

La disponibilità delle parti sociali non manca. Il segretario generale della Uil Carmelo Barbagallo, infatti, ha dichiarato: 'Siamo pronti a sederci attorno ad un tavolo'.

Risparmi per due-tre miliardi

Intanto, stando a quanto riportato dal quotidiano "Il Messaggero", frenano le domande per Quota 100 e il reddito di cittadinanza e, secondo una prima valutazione, i risparmi ammonterebbero a circa due-tre miliardi di euro che potrebbero essere utilizzati per altri interventi: per il cosiddetto reddito di cittadinanza, infatti, si stima un miliardo di spesa in meno considerando il fatto che, sono state rifiutate circa il 20-25 % delle domande pervenute.

Quanto alle Pensioni, si preventivava una spesa di 4,7 miliardi da destinare a circa 290 mila uscite anche se, sarebbero state presentate oltre 124 mila domande. Tuttavia, i risparmi derivanti dal reddito di cittadinanza potrebbero essere utilizzati per il potenziamento dei centri per l'impiego mentre quelli derivanti dalla Quota 100 potrebbero servire per contenere il deficit.