La puntata di "In onda" su La7 di sabato 27 luglio ha avuto al centro della discussione il tema della bassa natalità che sta caratterizzando l'Italia negli ultimi anni. Tale argomento è stato affrontato sul piano sociale ed economico, con uno sguardo anche alle conseguenze previdenziali. A tal proposito è intervenuta la ex ministra del Lavoro Elsa Fornero, che ha fornito numerosi spunti sul tema.

'Bassa natalità avrà conseguenze sulle pensioni, i lavoratori possiamo anche importarli'

L'ex ministra del Governo Monti ha esordito affermando: "In futuro, fra qualche decennio, ci saranno meno giovani: ammesso che riusciremo a dare a tutti un lavoro, questo vorrà dire che ci sarà qualche decina di migliaia di persone nate in meno per ogni anno.

Quindi ci saranno meno entrate previdenziali, nell'ordine di qualche centinaia di milioni di euro per anno. Ciò porterà una qualche difficoltà. Io però trovo sgradevole mettere tutto solo sul piano finanziario, perché questo è un fenomeno che dice molto sul declino generale del Paese, anche sul piano dei valori, della fiducia e delle prospettive. Poi ovviamente questo ha pure delle conseguenze profonde sul piano pensionistico, ma se fosse solo questo il punto, e se noi fossimo un'economia dinamica che cresce e guarda al futuro, i lavoratori potremmo anche importarli. Il punto non è quello di farli nascere noi italiani, ma invece che anche gli altri non hanno tanta voglia di venire in Italia, perché offriamo poche prospettive e poca fiducia ai giovani.

Questo è il dramma italiano".

Poi la Fornero ha spiegato meglio: "Se noi trattassimo questo fenomeno solo dal punto di vista economico, i lavoratori che non abbiamo qui possiamo 'importarli', ma il punto è che non è solo una questione economica. Questo pone il problema dell'immigrazione in una prospettiva molto diversa da quella di brevissimo termine, nella quale invece è stata costretta nell'ultimo periodo".

Fornero sui temi demografici e sul lavoro delle donne

La ex ministra ha proseguito poi: "C'è differenza enorme fra i politici lungimiranti e con statura, i quali affrontano le questioni senza cercare immediatamente soddisfazione agli anziani di oggi, e invece i politici che fanno calcoli elettorali e pensano solo al bacino elettoralmente più importante rappresentato appunto dagli anziani.

In Italia siamo prigionieri di logiche politiche di cortissimo respiro. Qualcuno ha mai sentito dire in questi anni da Salvini un qualcosa sul futuro demografico del Paese? Eppure sono tutte cose conosciute da tempo. Oggi non siamo solo in declino economico ma anche demografico. Io non ho mai sentito Salvini che abbiamo una demografia di un certo tipo e che essa richiede l'abbassamento dell'età pensionabile. Probabilmente perché non ha un'idea di futuro. Lui parla in base alla popolarità che ne deriva. Abbiamo una classe Politica schiacciata sul presente".

La Fornero ha poi parlato del lavoro delle donne: "Non ci sono terapie d'urto sulla natalità, una politica demografica richiede un vero aiuto alla famiglia e deve mettere il lavoro delle donne al primo posto.

C'è un dato: quando le donne hanno un lavoro stabile i figli li fanno. Le donne che hanno più figli sono quelle che generalmente hanno un'occupazione migliore e un reddito più alto".

'Tanti bambini possono sostituire i nostri fra vent'anni se apriamo i porti e facciamo una politica intelligente'

La professoressa ha poi aggiunto un concetto piuttosto particolare: "Noi siamo il Paese che spende di più per le Pensioni. I figli si possono avere anche non necessariamente nati qui, potremmo avere tanti bambini che possono sostituire i nostri fra vent'anni se noi apriamo i porti e facciamo una politica intelligente: non è soltanto agli italiani che dobbiamo guardare, ma al mondo. Questo per esempio la Germania e la Francia lo hanno fatto, e sono scelte che vengono da molti anni indietro (...) Non esiste nessun Paese vicino a noi che crede di produrre lavoro per i giovani mandando in pensione gli anziani".

Fornero: 'In futuro età pensionabile sarà flessibile, fra i 63 e i 70 anni'

La Fornero ha poi concluso: "In un futuro non troppo lontano la nostra età di pensionamento sarà flessibile: i lavori sono diversi. Bisogna semmai dare a tutti concretamente la possibilità di studiare, non dire a qualcuno che vada a lavorare a 16 anni e poi lo mandiamo in pensione prima. Servono scelte sui giovani, per evitare delle compensazioni a posteriori che funzionano male. L'età pensionabile oscillerà fra i 63 e i 70 anni, in base a quando si sarà cominciato a lavorare. Quando le pensioni sono contributive è giusto che sia il lavoratore a scegliere quando andare in pensione, in base alle proprie valutazioni. Vi potrà magari essere chi va in pensione per un anno, ma poi sceglie di tornare a lavorare per accumulare altri contributi. Sono tutte cose previste nelle nostre norme. Il problema è la transizione".