Eliminare la pensione anticipata a quota 100, o rimodularla dandone validità fino a tutto il 2020, comporterebbe l'allontanamento dall'uscita da lavoro di molti contribuenti, costretti ad attendere la pensione di vecchiaia. Ma lo stesso scenario si presenterebbe anche se non venisse superata la riforma delle Pensioni di Elsa Fornero dal momento che la quota 100, come misura sperimentale, ha una durata limitata al 2021: un lavoratore di 62 anni, con i contributi regolari per andare in pensione anticipata con quota 100, nel 2022 dovrebbe attendere ancora altri cinque anni per andare in pensione di vecchiaia, a 67 anni.

Una disparità di trattamento tra lavoratori con alle spalle carriere lavorative e versamenti contributivi, oltre all'età minima dei 62 anni, equivalenti.

Pensioni anticipate a quota 100: ultime notizie oggi su ipotesi uscita limitata al 2020

È questo lo scenario che attende i lavoratori che hanno accumulato 38 anni di contributi per la pensione a quota 100 o che li matureranno nei prossimi anni. Il possibile avvicendamento del Governo M5S e Partito democratico e l'esclusione della Lega di Matteo Salvini rimetterebbe in discussione il progetto di superamento della riforma Fornero, programmato dapprima con la quota 100 e, successivamente, con la quota 41, quella attualmente in vigore per i lavoratori precoci ma con tanti requisiti richiesti che ne delimitano, di fatto, l'uscita per la maggior parte dei contribuenti che abbiano iniziato a lavorare in giovane età.

Tra l'una e l'altra misura, una attualmente in vigore e traguardo di molti lavoratori privati e statali e l'altra richiesta dai contribuenti di lunga data e auspicata proprio a partire dal 2022, rimangono solo i consueti canali di uscita: la pensione anticipata con 42 anni e dieci mesi di contributi (ben quattro anni e dieci mesi in più di versamenti rispetto alla quota 100) e la pensione di vecchiaia, dal 2019 salita a 67 anni.

Le altre misure sperimentali, come Ape social, volontario e aziendale e l'opzione donna dovranno trovare conferma nella Manovra di fine anno: tuttavia, a fronte delle centinaia di migliaia di uscite preventivate con quota 100, le altre misure assicurerebbero la pensione solo a determinate categorie di lavoratori.

Pensione anticipata: dietrofront quota 41 e quota 100, uscita anticipata solo con Ape

Al netto dei conti pubblici in ordine richiesti da Bruxelles e delle opportunità di uscita delle pensioni anticipate a quota 100, la riduzione dell'età di pensione, dopo gli incrementi della riforma Fornero, rappresenta ancora l'obiettivo da raggiungere. L'adeguamento dell'età di uscita all'adeguamento automatico della speranza di vita, meccanismo introdotto da Maroni ex Ministro del Lavoro nel 2010 per le pensioni di vecchiaia e ripreso proprio da Elsa Fornero anche per le pensioni anticipate, rappresenta ancora il totem da abbattere. A tal punto che intere generazioni di lavoratori hanno, nella migliore delle ipotesi, dovuto rimandare di anni l'uscita da lavoro.

L'alternativa è stata quella di ritrovarsi esodati, con la pensione improvvisamente allontanatasi e troppo in là con l'età per riprendere a lavorare. Moltitudini di esodati potrebbero crearsi nuovamente con la rimodulazione della quota 100 o in assenza di una misura alternativa. Nei primi otto mesi del 2019 di sperimentazione, quota 100 ha favorito la pensione anticipata di tantissimi lavoratori che da poco hanno superato i sessant'anni. Indiscriminatamente, senza i troppi requisiti richiesti per l'Ape social e per la quota 41 dei precoci, meccanismi entrambi in vigore fino al 31 dicembre prossimo, ma alla portata di pochi. Eppure sono proprio queste le due misure deputate ad accogliere le richieste di pensionamento dei prossimi anni, con spese ridotte per il bilancio statale e meno uscite da lavoro.