Sul portale ufficiale del Ministero del Lavoro è stata pubblicata una circolare molto importante, che dà in pratica il via libera a un'interessante possibilità di pensionamento anticipato per molti lavoratori. Il Ministero del Lavoro con la circolare 16/2019, visionabile sul sito “lavoro.gov.it” nell’area “documenti e norme” o nella sezione notizie, dà il via ai cosiddetti contratti di espansione mettendo nero su bianco anche le procedure operative. Per i lavoratori una importante novità, che potrebbe consentire un anticipo di pensione già a 62 anni e 6 mesi di età o senza limiti anagrafici con 37 anni e 10 mesi di contribuzione versata.

Si tratta di un autentico scivolo pensionistico previsto dal decreto crescita di Luigi Di Maio, Ministro del Lavoro del governo Conte 1.

Come funziona la misura

Si chiama contratto di espansione ed è una soluzione più economica che il DL 34 del 2019, il cosiddetto "decreto crescita", ha previsto in alternativa all’isopensione. Proprio come quest’ultima misura, il nuovo scivolo è strumento che il legislatore ha deciso di varare per le imprese con 1000 o più lavoratori dipendenti in organico, al fine di accelerare il ricambio della forza lavoro per quelle aziende che puntano all’innovazione. In estrema sintesi, la misura prevede un accordo da sottoscrivere al Ministero tra datori di lavoro e sindacati, accordo che deve prevedere assunzioni di nuova forza lavoro in sostituzione di quella più obsoleta che secondo l’azienda non è più in grado, per conoscenze detenute, di svolgere una determinata attività lavorativa, a tal punto da dover essere sostituita con nuove professionalità.

La misura nasce come sperimentazione e pertanto scadrà, come prevede il DL 34, a dicembre 2020. La misura è rivolta a imprese che, per quanto detto prima, risultano aver avviato un processo di reindustrializzazione e riorganizzazione , oltre che di modifica dei processi aziendali rivolti all’innovazione tecnologica di tutto il processo produttivo. In pratica, aziende che, votandosi alla innovazione, necessitano di lavoratori più adatti alle nuove tecnologie rispetto a quelli più anziani.

A che tipo di lavoratore si rivolge la misura

Per i lavoratori di queste aziende da 1000 o più dipendenti, la misura, naturalmente al netto dell’accordo tra parti datoriali e parti sociali ed al netto degli adempimenti a carico delle aziende stesse di cui parlavamo prima, offre una concreta opportunità di pensione anticipata.

Lo strumento si rivolge a dipendenti che si trovano a non più di 5 anni dal conseguimento del diritto di pensionamento con le due misure pensionistiche principali del sistema, cioè devono trovarsi a 5 anni di distanza dal raggiungimento dei requisiti per la pensione di vecchiaia o per la pensione anticipata. Infatti la misura non consente anticipo in termini di uscita per quota 100, Ape, Opzione Donna e per le altre forme di pensionamento previste dal nostro ordinamento oggi. Per questo il contratto di espansione può rivolgersi a personale che abbia 62 anni e 6 mesi di età e 20 anni di contribuzione versata o che abbia 37 anni e 10 mesi di versamenti senza limiti di età. Questo perché la pensione di vecchiaia oggi si centra a 67 anni di età, ma l’aspettativa di vita ha previsto che dal 2025 si salirà a 67 anni e 6 mesi.

Per questo chi entro dicembre 2020 compie 62 anni e 6 mesi può sfruttare il massimo anticipo offerto dalla misura (5 anni). Per le pensioni anticipate, visto che il governo giallo-verde ha deciso con la scorsa manovra di Bilancio, lo stop agli adeguamenti per l’aspettativa di vita fino al 2026, l’uscita resterà la medesima oggi vigente, cioè con 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne, indipendentemente dall’età che si possiede. Quindi per chi entro il 31 dicembre 2020 raggiunge almeno 37 anni e 10 mesi di contributi, la legge offre 5 anni di anticipo con questo nuovo canale di uscita.

Salvaguardia del diritto e soldi

In aiuto alle aziende che sono tenute a versare la contribuzione figurativa per tutti gli anni di anticipo concessi, la circolare ministeriale conferma che andranno onorati solo gli anni di contribuzione ulteriori alla Naspi che spetta ai lavoratori per i primi due anni di anticipo.

In pratica su 5 anni di anticipo pensionistico concessi al lavoratore, il suo datore di lavoro verserà 3 anni di contribuzione figurativa nonché un indennizzo pari alla pensione maturata alla data di uscita che vada ad integrare la Naspi percepita. Tutto ciò per far sì che il lavoratore non venga penalizzato in termini di assegno pensionistico percepito una volta raggiunti i requisiti per la normale pensione anticipata o di vecchiaia secondo le norme vigenti. Infine, probabilmente per la negativa esperienza della riforma Fornero, viene prevista una speciale salvaguardia per quei lavoratori che rientreranno in questa particolare pensione anticipata. Per evitare un fenomeno esodati bis, stavolta provenienti dal contratto di espansione, ai lavoratori che aderiranno a questo canale di uscita verranno congelati i requisiti di accesso alle pensioni.

In pratica, anche sopraggiungendo nuove riforme previdenziali, per chi aderisce al contratto di espansione e ne sfrutta l’anticipo pensionistico, la pensione di vecchiaia verrà bloccata a 67 anni e 6 mesi di età, mentre la anticipata a 42 anni e 10 mesi di contributi versati.