Quota 100 costa troppo e tutto il sistema pensionistico è messo in pericolo dalla misura. Quota 100, una delle misure cartello del governo giallo-verde, quello con Lega e Movimento 5 Stelle in maggioranza, secondo la Ragioneria Generale dello Stato è troppo onerosa per il sistema. Ieri 11 settembre è stata resa pubblica la consueta analisi annuale sulla spesa sanitaria e pensionistica in Italia dei ragionieri di Stato. Secondo loro, come sottolinea bene un eloquente articolo di approfondimento del quotidiano romano "Il Messaggero", l'uscita anticipata dal lavoro a 62 anni con 38 di contributi, cioè quota 100, nei prossimi 18 anni graverà sulle casse statali per la bellezza di 63 miliardi di euro.

In pratica dal 2019 al 2038 il sistema potrebbe dover sopportare un peso insostenibile che causerà il ritorno ai livelli record del biennio 2012/2013 del rapporto tra spesa previdenziale e Pil per lo stato italiano (la punta massima si toccò nel 2013 al 15,9%).

Il fatto che la Ragioneria Generale dello Stato consideri troppo pesante quota 100, così come molte altre misure previdenziali di uscita anticipata, non è certo una novità. Si tratta dello stesso ammonimento che annualmente arriva all'Italia da parte di Bruxelles. Adesso però è un momento particolare per il Paese, con il nuovo governo (il cosiddetto Conte bis) da poco insediatosi che ha tra le misure che ballano in vista della manovra finanziaria, proprio la quota 100.

Su quota 100 l'attuale esecutivo vede il Movimento 5 Stelle, che insieme alla Lega la creò, fare muro, perché vorrebbe non toccare affatto la misura. Da parte del Pd invece ci sarebbe più di qualcuno che vorrebbe mettere mano a quota 100, correggendola, limitandone l'esborso per le casse dello Stato o chiudendola del tutto (ipotesi questa piuttosto impossibile da realizzare).

Ciò che ha ufficializzato la Ragioneria Generale dello Stato ieri, proprio perché cade in questa particolare fase politica italiana potrebbe essere un assist per chi intende correggere la pensione per quotisti.

I rischi per il sistema

Il sistema pensionistico italiano scricchiola sotto il peso di quota 100, così ha presentato l'articolo il Messaggero.

Pensioni e spese sanitarie rappresentano per le casse Statali i due maggiori capitoli di spesa annuale. Ecco perché i tecnici hanno sempre attivo una specie di osservatorio ed ogni anno escono con un documento ufficiale. L'effetto che quota 100 potrebbe sortire sarebbe quello di costringere il sistema previdenziale a tagliare le pensioni per rientrare delle esorbitanti spese che la misura avrebbe in questi 18 anni.

La soluzione sarebbe un ritorno al passato

Secondo i tecnici è fondamentale per far quadrare i conti, ripristinare per intero il collegamento dei requisiti di accesso alle pensioni con l'aspettativa di vita dell'Istat. Un meccanismo nato dal primo governo Berlusconi e che ha continuato a sortire l'effetto di allontanare le pensioni dai lavoratori periodicamente.

Questo particolare meccanismo è proseguito con i governi Pd ed ha raggiunto la massima durezza con la riforma Fornero. In pratica, più aumenta l'aspettativa di vita, cioè maggiore è la vita media degli italiani stando ai calcoli dell'Istituto di Statistica, più aumentano età pensionabile e requisiti contributivi. Un altro provvedimento negativo per le casse dell'erario secondo i ragionieri di Stato è anche lo stop all'aspettativa di vita che sempre Lega e Movimento 5 Stelle hanno introdotto ad inizio 2019. Il governo giallo-verde infatti decise di bloccare a 42 anni e 10 mesi per gli uomini ed a 41 anni e 10 mesi per le donne, i contributi necessari per la pensione anticipata.

Per il 2019 invece, come era già previsto fin dai tempi della Fornero, per la vecchia pensione di anzianità, quella scollegata da vincoli anagrafici, ci sarebbe dovuto essere uno scatto di 5 mesi, portando le uscite a 43 anni e 3 mesi per i maschi e 42 anni e 3 mesi per le femmine.

Il blocco è stato predisposto fino al 2026. "L'uscita verso la pensione collegata agli incrementi della speranza di vita è un pilastro fondamentale per la sostenibilità del sistema previdenziale", questo ciò che scrivono nel loro rapporto i ragionieri dello Stato. Sempre nel documento si fa riferimento anche ai diktat europei, perché proprio questi incrementi di età (l'età pensionabile dal 2019 è salita da 66,7 a 67 anni) e contributi, secondo i tecnici, sono passaggi visti favorevolmente anche da Bruxelles. In pratica, non se ne può fare a meno essendo un autentico pilastro in grado di sostenere il sistema, di farsi accettare dalla Ue e di detonare l'impatto dell'aumento dell'invecchiamento della popolazione sulla spesa pensionistica.

I commenti ai dati dei tecnici

Come è naturale che sia, i dati della Ragioneria Generale dello Stato hanno subito fatto rumore, con i sindacati che non hanno perso tempo a prendere una posizione contraria a quello che in pratica i tecnici consigliano nel loro documento di analisi. Togliere o revisionare quota 100 e ritornare al meccanismo dell'aspettativa di vita sono le cose che i ragionieri di Stato nemmeno troppo tra le righe, consigliano al governo. Proprio adesso che i sindacati hanno chiesto direttamente al premier Conte un incontro preparatorio alla legge di Bilancio in cui le parti sociali vorrebbero inserire interventi previdenziali volti alla flessibilità ed alle uscite anticipate. La Cgil, con il segretario Ghiselli ha parlato di numeri della Ragioneria Generale, non rispondenti alla realtà e probabilmente sovrastimati. Per la Uil e per il suo segretario Proietti i rischi per il sistema sono abbastanza infondati perché è sostenibile oggi ed in futuro.