Il lavoratore assente dal posto di lavoro per malattia e, quindi, soggetto alla cosiddetta visita fiscale ha il diritto di accompagnare il figlio minore al pronto soccorso, dato il carattere d'urgenza della situazione, ma è tenuto ad avvisare il proprio datore di lavoro se si allontana dall'abitazione per accompagnare il figlio alle visite di controllo, diversamente può essere multato dal datore di lavoro stesso. Queste in sintesi le conclusioni a cui è pervenuta la Sezione Lavoro della Suprema Corte di Cassazione nella Sentenza n°24492/2019.

I fatti che hanno portato al giudizio della Corte

Il Supremo Collegio si è trovato a giudicare il ricorso presentato da un lavoratore dipendente che sia in primo grado che in Corte d'Appello era stato condannato al pagamento della sanzione disciplinare comminatagli dalla sua azienda e consistente in una vera e propria multa. Nel 2010, il lavoratore era risultato assente dalla propria abitazione nel momento in cui veniva effettuata la visita fiscale da parte dell'Inps senza darne preventiva comunicazione al proprio datore di lavoro. Successivamente, il lavoratore aveva giustificato il suo comportamento con l'urgenza di accompagnare il proprio figlio minore al pronto soccorso. Tanto più che in seguito a questo il figlio di 7 anni era stato ricoverato in ospedale per una sospetta orticaria idiopatica.

La Corte d'Appello di Roma aveva confermato la sentenza di primo grado in quanto non aveva rilevato il carattere d'urgenza nel ricovero del figlio che, come accertato, era avvenuto solo in un secondo momento della tarda mattinata e non a seguito del primo accesso al pronto soccorso. Infatti, risultava che il primo accesso si era verificato alle ore 4:30 e il minore era stato dimesso circa una mezz'ora dopo alle 4:59.

Mentre il ricovero era stato deciso dai sanitari solo successivamente nella tarda mattinata di quello stesso giorno. Di conseguenza, a parere della Corte d'Appello, il lavoratore avrebbe avuto la possibilità di avvertire il datore di lavoro dell'assenza. Anche perché la visita fiscale era stata effettuata intorno alle ore 11:30.

Contro tale decisione il lavoratore dipendente ha fatto ricorso in Cassazione.

La decisione della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha ritenuto il ricorso inammissibile. Il Supremo Collegio, infatti, ha richiamato quanto statuito dall'articolo 5, comma 14, della Legge 638/1983 secondo il quale il lavoratore, pubblico o privato, risulti assente alla visita di controllo senza giustificato motivo decade dal diritto a qualsiasi trattamento economico per l'intero periodo sino a dieci giorni e nella misura della metà per l'ulteriore periodo esclusi quelli di ricovero ospedaliero o già accertati da precedente visita di controllo. Per il Supremo Collegio il giustificato motivo deve consistere in una improvvisa e cogente situazione di necessità che rende indifferibile la presenza del lavoratore in luogo diverso dal proprio domicilio durante le fasce orarie di reperibilità.

Secondo la Suprema Corte di Cassazione la Corte territoriale ha operato correttamente la distinzione del carattere d'urgenza ravvisabile nel primo accesso al pronto soccorso, per di più in orario notturno, rispetto al secondo avvenuto in tarda mattinata. In questo secondo caso il lavoratore non aveva dimostrato il carattere d'urgenza del suo allontanamento dal proprio domicilio. Né aveva fornito motivazioni adeguate per il mancato preavviso al datore di lavoro. Per tali motivi la Cassazione ha rigettato il ricorso del lavoratore dipendente e confermato le decisioni di primo grado e d'Appello.