Dall'analisi degli ultimi dati Inps emerge che le Pensioni anticipate a quota 100 non sono sufficienti a garantire quella flessibilità in uscita da più parti indicata come soluzione delle varie problematiche previdenziali. E' necessaria una seria riforma delle pensioni soprattutto per le donne che hanno un montante contributivo mediamente inferiore alla media del 30 per cento e che sono tagliate fuori dalla stessa quota 100 come da altre misure di pensione anticipata. Inoltre, proprio la richiesta dei sindacati di una riforma complessiva delle pensioni è tagliata fuori dal testo della Manovra 2020 pur continuando ad essere al centro del dibattito politico e delle parti sociali.

E' per questo motivo che i sindacati hanno deciso di scendere in piazza, sabato 16 novembre al Circo Massimo di Roma, per manifestare a favore di una vera riforma flessibile delle pensioni che possa andare incontro anche alle lavoratrici, che hanno subito maggiormente il peso dell'innalzamento dell'età della pensione della riforma Fornero, e che rischiano successivi ritardi nell'uscita fino ad oltre i 70 anni con assegni al di sotto dei 700 euro.

Pensioni anticipate: ultime novità di oggi su quota 100 e andamento domande uscita

Proprio nel giorno in cui l'Inps fa sapere che le domande di pensione anticipata a quota 100 hanno superato il numero di 200 mila, i sindacati mettono in evidenza che le cifre sono a svantaggio delle donne e delle categorie più deboli.

Infatti, per le pensioni anticipate a quota 100 il numero delle donne che ha presentato domanda di uscita con la misura nel settore privato è di appena un quarto rispetto al totale (20 mila lavoratrici contro le 83.000 domande dei lavoratori nel 2019). Il numero limitato delle domande di quota 100 testimonia che i 38 anni di contributi richiesti sono una chimera per le lavoratrici che, numeri alla mano, hanno un montante contributivo di circa un terzo inferiore rispetto alla media.

Ma le donne sono tagliate fuori anche da altre misure: infatti, fanno sapere i sindacati, le pensioni di vecchiaia a 67 anni sono in cifre del 48 per cento in meno rispetto a quelle degli uomini e i canali di uscita con le pensioni anticipate sono del 20 per cento inferiori rispetto ai lavoratori. Di contro, le lavoratrici devono beneficiare, per l'83% del totale, dell'integrazione al minimo della pensione che, alla vecchiaia ammontano mediamente 645 euro lorde mensili.

Proprio in rapporto all'andamento della previdenza negli ultimi anni, le donne hanno subito maggiormente l'aumento dell'età di uscita per le pensioni dettato dall'adeguamento alla speranza di vita: l'età per la vecchiaia è salita di 4 anni e sette mesi e di soli 7 mesi per gli uomini. Tra le argomentazioni che i sindacati porteranno in piazza sabato prossimo c'è anche l'aumento delle pensioni: l'incremento riconosciuto applicando il meccanismo della rivalutazione a chi percepisce assegni dai 1.500 ai 2.000 euro è, naturalmente, giudicato misero.

Pensioni anticipate e vecchiaia: donne fuori da quota 100, serve riforma pensioni flessibile

Pensioni anticipate a quota 100 a parte, i sindacati dunque chiedono al Governo aprire i tavoli per una seria riforma delle pensioni che vada nella direzione della flessibilità.

Flessibilità che dovrà tutelare le categorie dei lavoratori che abbiano carriere discontinue e delle donne che, oltre alla carriera lavorativa, subiscono il peso del lavoro di cura che prestano nel proprio ambito familiare per il 68 per cento dei casi. La discontinuità lavorativa, la nascita dei figli e la cura dei cari portano ad una situazione insostenibile per le lavoratrici: è concreto il rischio che l'età di uscita della pensione possa slittare a 73 anni con assegni che non arrivano a 700 euro.