L'età della pensione di vecchiaia rimarrà bloccata a 67 anni fino al 31 dicembre 2022 e adesso è ufficiale. È stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale, infatti, il decreto del Ministero dell'Economia e delle Finanze, di concerto con il Dicastero del Lavoro, relativo all'età necessaria per l'uscita da lavoro nel biennio 2020-2021, lasciando invariata l'età prevista dal 2019 (ovvero i 67 anni) ancora per poco più di tre anni. Eventuali variazioni dell'età di uscita sono calcolate in base alla speranza di vita stimate dall'Istat: nell'anno 2018, preso ad esame per determinare l'incremento della longevità rispetto al biennio precedente (il 2016-2017) si è registrato un aumento di meno di un mese, ragione per la quale, rispetto agli adeguamenti del passato, il Ministero ha deciso di non intervenire al rialzo sulle Pensioni.

Con l'uscita stabile fino a fine 2022, i requisiti di uscita per le pensioni anticipate della Fornero e di quota 100 rimarranno bloccati (e questo era già previsto dai precedenti provvedimenti di legge di Bilancio), mentre diretta conseguenza della speranza di vita è il blocco delle pensioni anticipate contributive con uscita a 64 anni.

Pensioni anticipate, quota 100 e vecchiaia: ultime notizie oggi su età di uscita

Dunque, il requisito anagrafico delle pensioni anticipate a quota 100 non verrà adeguato alla speranza di vita nei tre anni di sperimentazione. Dal 2019 al 2021 occorrerà l'età minima di 62 anni (unitamente ai 38 anni di contributi, anche questo requisito stabile) per andare in pensione con la misura introdotta dalla Lega di Matteo Salvini e dal M5S di Luigi Di Maio.

Lo stesso provvedimento che ha previsto l'uscita a quota 100 disciplina il blocco dei requisiti contributivi delle pensioni anticipate della Fornero: gli anni di versamenti avrebbero dovuto adeguarsi ai mesi richiesti in più per le pensioni di vecchiaia (a questo punto, dal 2023-2024), ma il blocco resterà in vigore fino al 2026.

Pertanto, potranno andare in pensione i lavoratori che abbiano accumulato un numero di anni di contributi pari a 42 e 10 mesi, mentre per le donne rimarrà l'anno di sconto (41 anni e dieci mesi di versamenti). Il blocco delle pensioni anticipate fino al 2026, però, non produrrà effetti sulle pensioni anticipate contributive: l'attuale età di uscita per i lavoratori che ricadano nel sistema contributivo (ovvero il cui primo versamento all'Inps sia datato oltre il 31 dicembre 1995) rimarrà stabile a 64 anni fino al 31 dicembre 2022, mentre seguirà l'adeguamento dei mesi richiesti in più per le pensioni di vecchiaia a partire dal 1° gennaio 2023.

Si ricorda che per le pensioni anticipate contributive sono necessari 20 anni di versamenti e un importo della pensione futura che sia di non meno di 2,8 volte l'assegno sociale.

Pensione anticipata a 64 anni, quota 100 e contributiva: con le pensioni a 67 anni rimane invariata

Dunque, nei prossimi anni, nulla cambierà in merito ai requisiti richiesti per le pensioni anticipate della riforma Fornero, le pensioni di vecchiaia e le uscite a quota 100. In merito alla pensione di vecchiaia, in questo mese di novembre e di dicembre andranno ancora in pensione i lavoratori nati entro l'anno 1952, mentre nel 2020 l'uscita sarà garantita ai contribuenti nati non oltre l'anno 1953. Con il blocco dell'età del biennio successivo, nel 2021 andranno in pensione i lavoratori nati entro l'anno 1954 e nel 2022 quelli dell'anno 1955.

Eventuali adeguamenti dell'età di uscita per le pensioni sono attesi per il biennio 2023/2024: in quei due anni, secondo le previsioni della Ragioneria Generale dello Stato sulle stime demografiche dell'Istat, l'uscita da lavoro con la vecchiaia dovrebbe ritardare 90 giorni, fissandosi a 67 anni e tre mesi.