quota 100 e reddito di cittadinanza potrebbero comportare un costo pari a 133 miliardi di euro in tre anni. È quanto emerso dal nuovo Documento di Economia e Finanza secondo il quale l'impatto sulla spesa potrebbe toccare i 94 miliardi. Come ormai noto, il famigerato meccanismo della Quota 100 resterà in vigore solo per il triennio 2019-2021 in cui la misura sarà solo in via sperimentale.

Prevista una spesa che potrebbe superare i 133 miliardi

Tuttavia, l'impatto potrebbe essere compensato sull'entrate di circa 50,8 miliardi che andrebbero a concretizzarsi con l'aumento dell'Imposta sul valore aggiunto e sulle accise anche se tale ipotesi sono state più volte smentite dai due vicepremier Salvini e Di Maio.

Ed è per questi motivi che la nota del Def approvata alcuni mesi fa in Consiglio dei Ministri prevede una spesa per interessi sul debito pubblico di circa undici miliardi di euro in più rispetto a quanto previsto dall'esecutivo. Stando a quanto affermato dal quotidiano "Il Corriere della Sera", però, le due misure bandiera del governo lega-stellato non contribuiscono da sole all'aumento della spesa pubblica. Infatti, l'aumento fino al 2021 preventivato dall'esecutivo giallo-verde era già di 53 miliardi.

Tuttavia, l'incremento potrebbe essere sostenibile grazie alla crescita che le misure in materia previdenziale entrate in campo con la nuova Legge di Stabilità 2019 dovrebbero apportare ai consumi da parte delle famiglie e delle imprese.

Si stima, infatti, uno sviluppo dell'economia italiana pari a 0,6 punti percentuali e, stando alle ipotesi contenute nel Documento di Economia e Finanza il cosiddetto reddito di cittadinanza prevede un impatto negativo nel resto del mondo visto che l'import subirà un incremento mentre l'export sarà decisamente sfavorito.

Quota 100 riduce l'offerta di lavoro

Quanto al meccanismo della Quota 100, invece, si prevede una netta diminuzione dell'offerta di lavoro. La misura tanto voluta dalla Lega, infatti, consente di anticipare l'uscita dall'attività lavorativa a partire dai 62 anni di età anagrafica unitamente ai 38 anni di versamenti contributivi; cosa che permetterebbe un'uscita molto flessibile dal mondo del lavoro che non verrebbe compensata con nuove assunzioni volte a rimpiazzare i lavoratori uscenti.

Tuttavia, in autunno serviranno interventi drastici da inserire nella prossima Legge di Stabilità che entrerà in vigore a partire dal primo gennaio 2020. Sempre secondo quanto riporta "Il Corriere della Sera", un'eventuale crisi di governo comprometterebbe l'elaborazione della Legge di Bilancio e quindi, la sua approvazione visto che, molti interventi per il risanamento dei conti pubblici salterebbero.