La partita sulle Pensioni non è ancora chiusa. Secondo l'Ufficio Parlamentare di Bilancio, infatti, la fine di quota 100 nel 2021 potrebbe generare una corsa agli sportelli di tutti coloro che non hanno colto prima l'opzione sperimentale. Intanto, l'esecutivo giallo-rosso dovrà concentrarsi su altre misure al fine di garantire un'uscita più flessibile. La riforma delle pensione è sempre stata un obiettivo del Governo e, a partire da gennaio, dovrebbe riaprirsi il confronto con i sindacati.

La fine di Quota 100 potrebbe diminuire i risparmi

Stando a quanto riporta il quotidiano economico "Il Sole 24 Ore", l'Ufficio Parlamentare di Bilancio ha analizzato gli effetti che si potrebbero generare dalla fine di Quota 100.

A partire dal 2021, infatti, si potrebbe registrare una corsa agli sportelli Inps di tutti i lavoratori che non hanno avuto modo di presentare la domanda di prepensionamento prima della scadenza della sperimentazione. In questo caso, si registrerebbe un notevole calo dei risparmi, che da 1,3 miliardi di euro passerebbero a 600 milioni. Per questo motivo si potrebbe verificare un rifiuto di una parte delle istanze. In questo caso, anche i lavoratori sarebbero meno propensi a lasciare la propria attività lavorativa.

Tra due anni, infatti, l'esecutivo giallo-rosso dovrà fare i conti con una clausola di salvaguardia Iva che, attualmente, è fissata a 25,8 miliardi di euro. Tuttavia, con i minori risparmi che deriverebbero dall'uscita di scena del pensionamento anticipato con Quota 100, le risorse potrebbero essere limitate.

Sempre secondo quanto riporta "Il Sole 24 Ore", inoltre, si potrebbe generare uno scalone di cinque anni per tutti i lavoratori che nel 2022 hanno compiuto i 62 anni di età.

Catalfo pronta ad avviare le commissioni

Secondo quanto riporta "Il Messaggero", invece, il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Nunzia Catalfo è impegnata ad avviare due commissioni sui lavori gravosi per l'individuazione, in modo più sistematico, delle professioni che potrebbero comportare uno stress fisico tale da giustificare misure idonee per i pensionamenti anticipati.

Da rivedere anche il delicato tema della pensione di garanzia per i giovani con possibili correttivi al metodo contributivo in modo tale da rendere più agevole l'uscita per i giovani che, entrando tardi nel mondo del lavoro, si ritrovano con carriere brevi e discontinue. A tale proposito, si pensa ad una forma di integrazione al minimo, non prevista nell'attuale sistema contributivo, che potrebbe rivelarsi molto onerosa per le casse statali.

Tra le ipotesi, inoltre, rientra anche quella lanciata tempo fa dal consigliere economico del Governo Gentiloni, Marco Leonardi, che prevede l'uscita a partire dai 64 anni di età anagrafica unitamente a 36 anni di contribuzione ma con l'opzione al metodo contributivo.