Nella consueta trasmissione settimanale di Giovanni Floris su La7, cioè DiMartedì, si è affrontato il problema delle Pensioni. Ieri sera, erano ospiti il Presidente dell'Inps, Pasquale Tridico e la professoressa Elsa Fornero. Argomento centrale la riforma delle pensioni, con i commenti sull'incontro del 27 gennaio tra governo e sindacati e con approfondimenti sulle diverse problematiche che ha il sistema. Molto importante ciò che è emerso per le pensioni future, quelle dei giovani, con l'ex Ministro del Governo Monti che ha puntato l'indice contro il pericolo di mandare troppo presto i lavoratori in pensione, liquidando loro una pensione troppo bassa.

Tutto questo mentre Pasquale Tridico continua a spingere affinché la riforma venga munita di una pensione di garanzia per i giovani, vessati da precariato e disoccupazione. Eloquente un servizio andato in onda nella trasmissione, che ha affrontato le problematiche del lavoro part-time o con stipendio basso che spesso non fa coincidere un anno di lavoro con un anno di contributi versati.

Per un anno di contributi lo stipendio deve essere elevato

Aver lavorato per 20 anni ma senza che siano stati maturati 20 anni di contributi è possibile? Ne sistema previdenziale italiano questo è possibile per diversi motivi, alcuni tristemente noti, mentre altri più complicati da capire. Per esempio, lavorare in nero per diversi anni o per una parte della carriera, come è naturale che sia, non produce versamenti di contributi da utilizzare quando si deve andare in pensione.

Ma non c'è solo il lavoro nero a causare questa anomalia nell'estratto conto dei contributi. Capita spesso che pur lavorando un anno intero, regolarmente assunti e regolarmente retribuiti, non si maturi un anno intero di contribuzione. La normativa previdenziale vigente infatti, prevede che lo stipendio percepito durante i 365 giorni di cui consta un anno di lavoro, debba essere di un certo importo per far accreditare a nome del lavoratore un anno di contributi versati.

E così accade che per il 2020, un lavoratore assunto tutto l'anno, per vedersi accreditare un anno di contribuzione piena, debba avere una retribuzione pari a 10.713 euro. Questo per un lavoratore dipendente, perché per un autonomo, occorre aver avuto redditi non inferiori a 15.941 euro annui.

Il caso di Ilaria, lavoratrice part-time da sempre

Nel servizio di ieri sera, a cura di Silvia Ciufolini, si è affrontato il caso di una ragazza, da 16 anni al lavoro, ma con contratti part time. In base alla sua retribuzione, la ragazza non ha maturato 16 anni di contributi e questo sarà un problema quando cercherà di andare in pensione. Ilaria, questo il nome della ragazza, lavorando come dipendente part time non riesce a raggiungere la soglia di retribuzione minima valida per l'accredito di un anno pieno di contributi. Per esempio, un anno presente sull'estratto conto dei contributi di Ilaria, il 2010, mostra che ha avuto una retribuzione di 7.322 euro. In questo caso, pur avendo 52 settimane di lavoro, quando andrà in pensione potrà far valere ai fini del requisito di accesso alla quiescenza, solo 35 settimane.

Un evidente problema di maturazione del diritto alla pensione che gli ospiti hanno affrontato in diverso modo. Il Presidente dell'Inps ha spronato i lavoratori a controllare il loro reale montante contributivo grazie al pin dispositivo ed alle credenziali di accesso ai servizi telematici Inps. Infatti sul sito dell'Istituto, si può sempre verificare il montante contributivo, controllando queste situazioni o la mancanza di versamenti. Tramite Posta elettronica certificata, l'utente può chiedere spiegazioni all'Istituto, approfondendo eventuali anomali presenti sull'estratto conto. Per la Fornero invece, il sistema contributivo, evidentemente equo, va nella direzione di detonare tutte o parte di queste problematiche, perché le pensioni vengono liquidate in base ai contributi versati. Quindi Ilaria, se un anno ha versato meno di contributi, percepirà meno di pensione.