Quota 100 è destinata a scadere e sarà esaurita a partire dal 2022. Il governo ha scelto di porre fine a quella che è una misura opzionale e sperimentale voluta dal precedente esecutivo targato Lega-Movimento 5 Stelle. Da tempo si parla del così detto "scalone". Si tratta di un effetto domino generato dalla scelta di rinunciare alla misura dopo la sua scadenza e che potrebbe costringere a lavorare fino cinque anni in più i primi esclusi da Quota 100. Un problema che sorgerà, dunque, tra poco meno di due anni. La trasmissione Di Martedì ha provato a fare un esempio concreto di ciò che potrebbe accadere, ponendo all'attenzione del proprio pubblico il caso di un singolo lavoratore che potrebbe patire gli effetti dei cambiamenti.

La vicenda trattata ha come protagonista un docente che lavora a Isola del Liri, in provincia di Frosinone.

Roberto voleva aderire a Quota 100

L'esempio proposto dalla trasmissione di La 7 è quello di Roberto. Insegna inglese ed avrebbe voluto anticipare la pensione attraverso Quota 100. Si tratta, però, di una soluzione che per la sua carriera non è percorribile. E' noto che la misura scadrà nel 2021 e, di fatto, quella data rappresenta, al momento, l'ultima chiamata per aderirvi. Si tratta di una scadenza in cui, però, Roberto avrà 37 anni e 6 mesi di contributi oltre a 61 anni e 9 mesi di età. Per Quota 100 ne occorrerebbero 62 di età e 38 di contributi.

Si troverebbe così a raggiungere obiettivi che lo porterebbero solo a sfiorare l'ottenimento dell'uscita anticipata dal lavoro

Pensioni con Quota 102 sarebbero calcolate con contributivo

A quel punto, senza alcun tipo di cambiamento nelle attuali leggi previdenziali, sarebbe costretto ad andare in pensione nel 2027 con più di 43 anni di contributi.

"Incappo - ha rivelato ai microfoni di La 7 - in questo scalone di cinque anni e quindi sono costretto a lavorare fino a 67 anni". Sulla base del rischio che possano verificarsi tanti casi come quelli di Roberto, i tecnici del governo sono al lavoro per reperire una soluzione. Tra le ipotesi di cui si parla con più insistenza c'è Quota 102.

In questo caso potrebbe accadere che, dopo Quota 100, si potrà andare in pensione con 64 anni di età e 38 di contributi. Occorre, però, sottolineare che la direzione intrapresa sembrerebbe essere quella in cui l'eventuale pensione verrebbe calcolata interamente con il sistema contributivo con svantaggi sull'eventuale reddito pensionistico futuro.

Un lavoratore con uno stipendio da 1500 euro, aderendo all'attuale Quota 100, avrebbe una pensione di 1100 euro. Un suo collega, aderendo un domani a Quota 102 a pari condizioni di retribuzione lavorativa, avrebbe un assegno mensile da 960 euro. Quasi il 15% in meno. Si tratta, al momento di una ipotesi, considerando che il governo ha già preannunciato l'intenzione di sedersi attorno ad un tavolo con le parti sociali per individuare una possibile riforma globale del sistema previdenziale.