L’emergenza Covid ha messo in difficoltà la Sardegna almeno dal punto di vista del lavoro. Nell'isola, a sei mesi dall’inizio della pandemia, sono 66mila i disoccupati secondo i dati pubblicati qualche giorno fa nello studio dell’Aspal, l’agenzia sarda per le politiche attive del lavoro. I dati si riferiscono al periodo tra aprile e giugno del 2020. “Numeri così bassi - assicurano gli esperti - non si vedevano da 10 anni. In particolare è crollato – assicurano – il lavoro a tempo indeterminato”. La percentuale più alta di flessione degli occupati, ben il 15%, interessa soprattutto il settore alberghiero e quello della ristorazione, nel quale dopo il Covid, sono diminuite dell’80% le assunzioni.
“I dati negativi dell’occupazione – si legge nella ricerca dell’Aspal – sono legati soprattutto al clima di sfiducia e d’incertezza per il futuro. Il dato più significativo - spiegano - è che c’è stato un vertiginoso incremento degli inattivi e quindi una diminuzione dei disoccupati. Ma non perché ci sia più lavoro, bensì in quanto soprattutto i giovani non ne cercano nemmeno uno”. Sono 66mila i disoccupati accertati nel secondo trimestre del 2020: un dato molto basso, considerando gli ultimi dieci anni. Un calo drastico soprattutto nei confronti del trimestre precedente, meno 38% in termini congiunturali, cioè in periodi di prosperità a cui succedono periodi di recessione.
“Lo stesso clima di totale sfiducia – si legge nelle carte dell’Aspal – lo si registra anche nelle imprese, grandi o piccole che siano.
Ed è proprio questo il motivo per cui – secondo gli esperti – sono diminuiti notevolmente i contratti a tempo indeterminato”.
Reggono settore agricolo e dei servizi domestici
Il settore che più è cresciuto dall’inizio della pandemia è quello dei servizi finanziari. “Probabilmente perché - spiegano i tecnici - c’è stata una maggiore richiesta di liquidità da parte delle famiglie ma soprattutto da parte delle imprese”.
Reggono infatti i settori dei servizi domestici e quelli del settore agricolo.
In Sardegna, nel secondo trimestre del 2020, il numero dei lavoratori occupati è tornato ai livelli registrati nel periodo della crisi economica del “debito sovrano”. Crisi che ha colpito anche la Sardegna tra il 2013 e il 2014: sono infatti 563 mila gli occupati nel secondo trimestre del 2020.
Mentre, negli stessi trimestri del periodo tra il 2013 e il 2014, gli occupati erano 548mila e 553 mila. Nel 2019 invece, sempre nello stesso periodo, gli occupati era 601mila.
La crisi poi ha colpito più le donne che gli uomini. L’occupazione femminile infatti è aumentata rispetto a quella degli uomini, con cifre che si registrano sul meno 2,8% per le donne, contro il 2,3% in meno per gli uomini. I dati registrati sulla disoccupazione parlano chiaro: il tasso di disoccupazione femminile è pari al 44%. Quello maschile invece è al 59,3%. “Stiamo assistendo – assicurano gli esperti dell’Aspal – a una diminuzione parecchio elevata dei lavoratori dipendenti, ben il 14%. Mentre aumentano i lavoratori indipendenti, ben il 18%. Chi magari ha perso il proprio lavoro da dipendente - concludono i tecnici - si è reinventato un lavoro autonomo per avere un reddito stabile”.