Saranno nell'ordine di qualche migliaia i lavoratori che potranno beneficiare delle pensioni anticipate di cinque anni con l'allargamento arrivato dal decreto Sostegni bis di Mario Draghi. Dalla relazione accompagnatoria del provvedimento, infatti, l'abbassamento della soglia del "contratto di espansione" per i benefici pensionistici a 100 addetti aziendali potrebbe portare ad anticipare l'uscita per una quota marginale di 4.500 lavoratori che si trovino a non più di 60 mesi dalla pensione anticipata dei 42 anni e 10 mesi di contributi o dall'età di 67 anni necessaria per la vecchiaia.

Sul piatto della bilancia c'è anche la decurtazione della pensione, derivante essenzialmente dal minore numero di anni di versamenti e dall'applicazione di un coefficiente di trasformazione più basso in corrispondenza della minore età di uscita. Intanto, mai come ora i temi della riforma delle Pensioni, del lavoro e dei licenziamenti hanno acceso il dibattito tra le forze politiche e i sindacati. A preoccupare è soprattutto la fine di quota 100, prevista per il 31 dicembre 2021, che rischia di riportare i requisiti della riforma Fornero con conseguente allontanamento della pensione per i nati nei primi anni '60, ma anche per l'ultima classe interessata alla misura, la 1959.

Pensioni anticipate a 37 anni e 10 mesi di contributi o 62 anni di età: quanto si perde di pensione col "contratto di espansione"

Innanzitutto, l'effetto sulle pensioni in conseguenza dell'allargamento del contratto di espansione appena operato dal decreto Sostegni bis. I calcoli sull'assegno pensionistico fatti dall'istituto Progetica su chi beneficia dell'uscita cinque anni prima rispetto alla pensione di vecchiaia o all'anzianità contributiva, denotano un taglio variabile che può arrivare al 25% nell'immediato, ovvero al momento dell'uscita e per gli anni di prepensionamento, e una decurtazione per tutta la durata della vita pensionistica (con una vita media di 82 anni) dal 10 al 15%.

Il che corrisponde a una decurtazione, per un lavoratore che vada in pensione con uno stipendio netto di 2.000 euro mensili, di 80mila euro per tutta la vita da pensionato, corrispondenti a 122mila lordi. Le decurtazioni non riguardano solo i 4.500 interessati dal recente provvedimento Sostegni, ma anche gli altri lavoratori coinvolti dalla misura già allargata dalla legge di Bilancio 2021 (per un totale stimato per l'anno in corso di 10.500 lavoratori).

Pensioni, con la mancata riforma per gli esclusi di quota 100 si allungano i tempi di uscita dal 2022

Con l'esclusione delle piccolissime imprese, fino a 99 dipendenti, dalle formule di prepensionamento del contratto di espansione, la soluzione in campo, la quota 100 con uscita a 62 anni e con 38 anni di contributi, rappresenta una possibilità a tempo per la scadenza della sperimentazione a fine anno. Con un numero di lavoratori usciti dal 2019 di circa 385mila rispetto al milione atteso, il meccanismo di quota 100 rischia di provocare differimenti di uscita, più o meno lunghi, per i lavoratori che non rientreranno nella misura pur maturando i requisiti dal 1° gennaio 2022. Tre sono soprattutto gli anni di nascita interessati di chi aggancerà l'uscita in tempo e di chi ne rimarrà fuori: il 1959, il 1960 e il 1961, con inizio contribuzione per ciascuna classe a 23, 24 e 25 anni.

Pensioni con quota 100: chi può uscire entro il 2021 e chi rimane escluso dal 2022

Riusciranno ad andare in pensione anticipata con quota 100 entro la fine del 2021 i nati nel 1959 che abbiano iniziato a lavorare entro i 24 anni di età: pur compiendo 62 anni nel 2021, chi ha iniziato a contribuire a 25 anni di età rischia il super-scalone, ovvero di dover rimandare la pensione di 5 anni e un mese per il mancato raggiungimento del requisito contributivo dei 38 anni. E ancora, chi è nato nel 1960 o nel 1961 è tagliato del tutto fuori da quota 100: il differimento dell'uscita varia da 3 anni e 8 mesi per chi ha iniziato a lavorare a 23 anni, di 4 anni e 9 mesi per inizio di contribuzione a 24 anni, fino ad arrivare a 5 anni e due mesi per chi ha incominciato a lavorare a 25 anni.