Seppure in maniera non troppo esplicita, la Corte dei Conti arriva a formulare la proposta di riforma delle Pensioni con uscita unica e anticipata per tutti realizzabile a 64 anni di età. È quanto traspare dai lavori che si sono tenuti in occasione del rapporto del 2021 sul coordinamento della finanza pubblica nel quale i magistrati non si sono limitati a fotografare il flusso delle pensioni anticipate avvenuto dall'entrata in vigore della riforma Fornero del 2021 ad oggi, ma hanno hanno indirizzato le proposte di riforma previdenziale a "costruire, eventualmente con gradualità ma in un'ottica strutturale, un sistema di uscite anticipate che convergano su un'età uniforme per i lavoratori in regime retributivo e i lavoratori in regime contributivo puro".

Pensioni anticipate dopo la riforma Fornero: in uscita con opzione donna e quota 100

L'occasione per la proposta di riforma previdenziale arriva dal conteggio delle uscite anticipate dell'ultimo decennio - dalla legge Fornero ad oggi - periodo nel quale 711.624 contribuenti hanno usufruito di meccanismi di pensione anticipata rispetto all'età della pensione di vecchiaia, nel tempo arrivata a 67 anni. Privati e lavoratori della Pubblica amministrazione hanno potuto beneficiare di meccanismi quali salvaguardie, quota 41 precoci, opzione donna e per ultima quota 100. Ed è proprio il termine della sperimentazione della misura che consente l'uscita a 62 anni unitamente ad almeno 38 di contributi l'argomento dal quale deriva l'analisi della Corte per fissare l'asticella delle pensioni attraverso un percorso che consenta di "garantire una maggiore flessibilità in uscita" convergente su un'età uniforme per i lavoratori dei meccanismi retributivo, misto e contributivo.

Sull'età di uscita ottimale i magistrati guardano alla possibilità di prepensionamento a 64 anni, limite anagrafico già previsto per i lavoratori che ricadano interamente nel sistema contributivo (con versamenti unicamente dal 1° gennaio 1996) unitamente a 20 anni di contributi e un futuro assegno di pensione che sia pari a 2,8 volte l'assegno sociale di circa 460 euro.

Pensioni dal 2022, tra le proposte anche l'uscita anticipata a 64 anni

L'ipotesi di pensione anticipata a 64 anni era stata già presa in esame nel pacchetto di riforma della commissione tecnica istituita dall'ex ministro del Lavoro Nunzia Catalfo. La proposta principale, anche per andare incontro alle generazioni più giovani maggiormente destinatarie di questa formula di uscita, era quella di abbassare la soglia da 2,8 a 2,5 volte la pensione sociale, includendo nella misura non solo i lavoratori del meccanismo contributivo ma anche quelli ricadenti nel misto, in parte con future pensioni già calcolate con il sistema contributivo.

Nell'ottica di un'unica uscita a 64 anni la questione più complessa è proprio quella dei diversi sistemi previdenziali di appartenenza dei contribuenti, tanto è vero che la Corte dei Conti ha ravvisato la necessità di una soglia unica "equa", per evitare che nei prossimi anni si possano prospettare problemi di equilibrio nel trattamento tra contribuenti che "pur avendo iniziato a lavorare a pochissima distanza gli uni dagli altri (si pensi ai contribuenti da poco prima del 31 dicembre 1995 e quelli di inizio 1996, n.d.r.) avranno la possibilità di lasciare il lavoro con diversi anni di differenza". Ragione in più, peraltro, per la Corte di Conti per affermare la parità di accesso alla pensione anticipata per i lavoratori del "misto" con quelli del contributivo.

Riforma pensioni: con la proposta Inps uscita a 62-63 anni, ipotesi allargamento contratto di espansione

La questione retributivo-misto-contributiva si presenta anche in altre proposte di riforma delle pensioni recentemente avanzate dalle parti sociali e dalle istituzioni, come quella dell'Inps, il cui presidente Pasquale Tridico ha ipotizzato un'uscita anticipata dai 62-63 anni per la sola parte pensionistica contributiva maturata, in attesa della fetta rientrante nel calcolo retributivo solo dai 67 anni di età, ovvero dalla maturazione della pensione di vecchiaia. Contributivo è anche il metodo di calcolo della proposta dell'allargamento dell'opzione donna ai lavoratori con almeno 58 anni di età e 35 di contributi: come per le lavoratrici, anche gli uomini dovrebbero accettare il ricalcolo dell'assegno in modalità interamente contributiva, ipotesi quest'ultima non particolarmente appoggiata dai sindacati che spingono per un meccanismo di flessibilità con pensionamenti dai 62 anni di età.

Da ultimo, si attende il lavoro del governo Draghi sull'allargamento delle possibilità di uscita anticipata degli scivoli pensionistici contenuti nei contratti di espansione: l'uscita da 62 anni di età o con 37 anni e 10 mesi di contributi (in entrambi i casi il requisito anagrafico o alternativamente contributivo prevede un abbassamento di cinque anni) è stata allargata dal decreto Sostegni bis ai contribuenti delle aziende con almeno 100 addetti. Non si esclude che nella legge di Bilancio 2022 questo limite possa essere ulteriormente abbassato andando a coprire le esigenze di uscita e di ricambio generazionale delle piccole e piccolissime imprese.