C'è attesa per la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale del decreto interministeriale per le Pensioni anticipate a partire, rispettivamente, dai 62 e 64 anni di età per i lavoratori impiegati nelle imprese in crisi.
I requisiti agevolati di accesso alla nuova formula di pensione anticipata, che interessa le imprese già dalle 15 unità lavorative impiegate, consente di allargare la platea dei possibili interessati ad abbandonare prima il lavoro. Rispetto alle pensioni previste dai contratti di espansione, la misura delle imprese in crisi partirà con un numero di addetti molto basso: nella prima formulazione dei contratti di espansione, infatti, il requisito minimo delle imprese interessate ad accompagnare i propri lavoratori alla pensione era di 500 o 1.000 dipendenti.
Pensioni anticipate di tre anni dal 2022 al 2024: quali sono i requisiti per uscire?
Il decreto interministeriale delle pensioni con 3 anni di anticipo è quello dei dicasteri del Lavoro, dello Sviluppo Economico e dell'Economia. La misura era attesa nel corso del 2022 perché già prevista dalla legge di Bilancio di quest'anno.
Il prepensionamento dei lavoratori di aziende in crisi permetterà ai contribuenti di poter andare in pensione a partire dall'età minima di 62 anni (al momento della risoluzione del rapporto di lavoro) purché si maturino 42 anni e dieci mesi di contributi entro il 31 dicembre 2024 (per le donne 41 anni e dieci mesi). Limitatamente a questo canale di uscita, i contributi figurativi vengono accreditati di ufficio dall'Inps.
Se, invece, la pensione anticipata ha come obiettivo l'uscita prima rispetto alla vecchiaia, l'età da raggiungere entro il 31 dicembre 2024 è quella di 67 anni, congiuntamente ad almeno 20 anni di contributi. Le previsioni di uscita riguardano, pertanto, contribuenti che abbiano già compiuto i 64 anni di età.
Pensione anticipata con uscita da 62 anni di età: quali condizioni per l'impresa che accompagna i dipendenti all'uscita dal lavoro?
L'allargamento della platea dei possibili beneficiari delle pensioni anticipate di tre anni si può riscontrare anche nei requisiti richiesti alle imprese per accompagnare i propri dipendenti alla pensione.
Infatti il criterio studiato dal governo, già ampiamente utilizzato per l'assegnazione di bonus, incentivi e contributi a fondo perduto alle imprese a decorrere dal periodo pandemico, ricalca la situazione di crisi delle imprese testimoniata dalla perdita di almeno il 30% del fatturato nei dodici mesi antecedenti la richiesta di prepensionamento rispetto al periodo pre-pandemico, ovvero al fatturato registrato nel 2019.
Inoltre, tra i requisiti richiesti alle imprese per aderire alla misura vi è quello del numero dei dipendenti pari ad almeno 15 e fino a un massimo di 250 unità, con un fatturato annuo non eccedente i 50 milioni di euro. I lavoratori interessati all'uscita anticipata dovranno manifestare il proprio consenso informato e attendere che l'impresa concluda l'accordo collettivo nazionale con le sigle sindacali.
Come andare in pensione anticipata di 3 anni con la nuova misura del governo per le imprese in crisi?
La possibilità di andare in pensione con tre anni di anticipo, inoltre, permette ai lavoratori di poter ottenere un futuro assegno di pensione (che per gli anni di anticipo si concretizza in una indennità versata dall'Inps) pari al 90% di quanto spettante al momento della risoluzione contrattuale.
Rispetto all'Ape sociale, che ha il limite in 1.500 euro per il periodo di prepensionamento, la nuova misura previdenziale non prevede massimali di assegno. Mentre, a differenza delle pensioni del contratto di espansione e dell'isopensione, per i datori di lavoro non vi sono costi: il trattamento previdenziale è tutto a carico dello Stato.