Le preoccupazioni che avevamo espresso qualche giorno fa sul rischio eruzione dei Campi Flegrei sono state confermate dalla direttrice dell’Osservatorio Vesuviano, Francesca Bianco, in una intervista rilasciata a Repubblica. Dopo i recenti eventi sismici, la sua opinione, supportata dal parere di altri scienziati, è che il pericolo reale arriva proprio dall’area flegrea. Nemmeno il Vesuvio suscita apprensione e tanto meno i Colli Albani che pure avevano destato una certa trepidazione, nei fatti ingiustificata.

Tra mille anni l'eruzione dei Colli Albani

In realtà anche i Colli Albani sono un supervulcano ma sulla sua imminente eruzione possiamo dormire sonni tranquilli. L’area forma un semicerchio di 15 chilometri a sud di Roma. Alcuni recenti fenomeni quali emissione di vapore da nuove bocche e innalzamento del suolo, avevano richiamato l’attenzione dei vulcanologi. Un nutrito team di scienziati tra cui quelli del Cnr, dell’Ingv e del dipartimento di Scienze Geologiche della “Sapienza” di Roma, sono riusciti a ricostruire la storia delle eruzioni dei Colli Albani, risalenti a circa 600mila anni fa. La forza eruttiva del vulcano è molto devastante, almeno pari a quella del Vesuvio. I segnali, confortati anche dai dati provenienti dai satelliti, confermano che ci sarà un’eruzione.

Ma per il momento non è il caso di organizzare piani evacuazione. L’eruzione è prevista tra un millennio e forse più.

Molto meglio, quindi, concentrare l’attenzione sui Campi Flegrei che, secondo gli esperti, rappresentano un pericolo ben più concreto. Giuseppe Mastrolorenzo, ricercatore dell’Osservatorio vesuviano, ritenne questo vulcano imprevedibile, capace di passare di colpo dal livello giallo all’arancione.

Tre milioni di abitanti a rischio

Imprevedibilità che fu di grande sollievo negli anni Ottanta quando il bradisismo di Pozzuoli, 1982-’84, destò grande paura. Migliaia di scosse, in media 50 al giorno e numerose di magnitudo superiore a 3.5 fino a punte di 4.8, insieme al sollevamento del suolo di due metri, fece temere concretamente una prossima eruzione.

Come sappiamo non successe niente, anzi vi fu un lungo periodo di “riposo”, durato fino al 2005, quando è ripreso il sollevamento del suolo puteolano. 5 centimetri tra il 2005 e il 2010. Dal 2010 ad oggi altri 25 centimetri. Un’evoluzione che fece innalzare, nel 2012, il livello di allerta da verde ad arancione.

Oggi il livello di allerta è ritornato giallo, vale a dire a 2 di 4. Un livello che a meno di improvvisi stravolgimenti richiede solo un attento monitoraggio. Però, servirebbero anche dei piani di evacuazione che, se per il Vesuvio sono inadeguati, per questa area sono del tutto inesistenti. Anche perché, tra la popolazione, non c’è stata una vera consapevolezza di questo pericolo. Che le autorità competenti inevitabilmente conoscevano, tanto più che da anni, il dottor Mastrolorenzo richiama alle loro responsabilità anche la protezione civile, la Commissione grandi rischi e la politica.

È necessario alzare il livello di attenzione perché la zona dei Campi Flegrei non è una landa desolata. Comprende circa venti comuni, alcuni ad alta densità abiitativa come Bacoli, Pozzuoli e Quarto. E i quartieri napoletani di Bagnoli, Fuorigrotta, Pianura, Posillipo, Soccavo e le località di Agnano e dei Pisani. In totale più di 3 milioni di persone con la spada di Damocle sulla testa.