Tanta curiosità e passione, sono le caratteristiche che contraddistinguono Luca Rosini, giornalista, documentarista e conduttore Rai che ha voluto raccontare il miracolo del Rione Sanità di Napoli in uno splendido docufilm intitolato “La paranza della bellezza”.

La paranza di cui parla il documentario è ben diversa di quella della realtà violenta e sanguinolenta raccontata dai fatti di cronaca nera. Infatti, è composta da persone che credono nel cambiamento dello stato delle cose, impegnandosi nella riscoperta del patrimonio artistico, musicale e sociale in cui vivono.

Attraverso la rappresentazione delle azioni della cooperativa La Paranza, dell’orchestra Sanitasamble, dei laboratori artistici Sane Stelle e le teatro del doposcuola, Rosini introduce lo spettatore tramite la scoperta di uno dei quartieri più difficili di Napoli, trasmettendo la bellezza innata nelle proposte dei ragazzi del Rione Sanità.

Blasting News ha raggiunto Rosini in occasione della proiezione del film alla Cineteca di Bologna, per sapere qualcosa in più su di lui e sulla storia dei giovani del quartiere Sanità.

L’intervista

Ciao Luca, svelaci un po’ come è nata questa forte passione per i documentari...

"I documentari sono uno strumento straordinario di conoscenza del mondo. Quindi, sono un modo per conoscere perché sono curiosissimo e voglio conoscere le persone, i luoghi e le storie di vita delle persone.

Però, è anche un modo per trasferire questa mia conoscenza anche agli altri. Dunque, mi trovo in mezzo tra il documentario e le persone: io conosco e poi faccio conoscere attraverso me stesso le storie che racconto al pubblico"

Hai mai presentato i tuoi lavori nelle scuole?

"Sì, in passato ho fatto delle proiezioni nelle scuole e in particolare questo film non l’ho ancora mostrato tutto.

Però voglio organizzare delle proiezioni nelle scuole perché è fondamentale che i ragazzi guardino questo film per conoscere le storie positive che offre questo documentario. Questo è un film che ispira il cambiamento, che conosce le storie del Rione Sanità e che inizia a pensare che tutto non è chiuso nella litania del declino e nell’impossibilità del cambiamento ma che comincia a pensare che il cambiamento è possibile".

Durante la proiezione del film, ci ha colpito una frase di don Antonio Loffredo, il quale dice che questi ragazzi sono già quasi adulti perché hanno vissuto le grandi difficoltà di questi quartieri. Spiegaci un po’...

"Questi bambini crescono subito perché si trovano ad affrontare problematiche di quel quartiere che noi non abbiamo affrontato e che non affronteremo mai. Invece loro affrontano problemi legati alla sopravvivenza e sanno già che devono sopravvivere in quel quartiere e quindi devono fare delle scelte già da piccoli. Insomma, loro si chiedono che strada devo prendere? La strada del bene o quella del male? Quella del crimine oppure quella dello studio e della bellezza? Quindi, questa scelta li porta a percorrere delle strade già segnate e a volte, per chi ha già fatto una scelta, può tornare indietro sulla strada del bene ma è molto difficile.

Quindi, l’importanza è non dare questa scelta soltanto nelle mani dei ragazzi ma è lo Stato che deve intervenire attraverso l’educazione affinché questi ragazzi non si sentano soli".

Quale potrebbe essere per te un motto che aiuti i ragazzi a dover compiere un cambiamento in positivo?

"La bellezza salverà il mondo!"