Quando frequentavo le scuole superiori e in seguito l'università, il sistema scolastico italiano dopo le riforme del quindicennio precedente, cioè dal 1965 al 1980, erano state integrate alle leggi, innovative per il periodo in cui vennero fatte, cioè inizi secolo '900 da Gentile, uomo lungimirante, e adottate in tutte le scuole dello Stato Italiano.

Durante gli anni dei miei studi, gli anni '80, era stata data alla Scuola e ai suoi studenti sia la qualità che la possibilità di accedere alla conoscenza a tutti coloro che ne volessero far tesoro. Anche a chi non aveva un reddito tale da poter garantire l'università ai propri figli. Io e mia sorella ne siamo un esempio in quanto mio padre con un solo stipendio ci ha permesso di laurearci al vecchio ordinamento anche con il massimo dei voti e di specializzarci in più discipline che ci hanno permesso di sfornare tra le menti più brillanti del mondo senza temere la concorrenza asiatica.

La scuola deve essere il motore della ripartenza, cominciando dando autostima e potere economico agli operatori del settore e anche dando a noi educatori una nuova collocazione professionale visto il lavoro che svolgiamo ormai più simile a dei psicopedagoghi che a dei semplici istitutori, essendo così riconosciuti come elementi fondamentali del panorama scolastico italiano, in quanto siamo il trade union tra le famiglie e l'istituzione.

Bisogna ripristinare i fondi tolti alcuni anni fa con quella sciagurata iniziativa del ministro Gelmini riportando cosi la scuola al punto di divenire un punto essenziale nella panoramica fragile delle odierne famiglie italiane dove circa 1% dei ragazzi vive situazioni di separazione tra i genitori con tutti i danni che possono sconvolgere il loro futuro.