A quanto pare il mestieredi politico, e di parlamentare, è conveniente dasvolgere, non solo in Italia, ma anche in Europa, al ParlamentoEuropeo, che normalmente, date anche le continue richieste aisuoi stati membri, è considerato come un'emblema di sobrietà erigore. O almeno stando alle apparenze mediatiche e allasostanziale, e solita, differenza che intercorre, in Italia comeovunque, tra il dire, da una parte, e il fare, dall'altra.

Il "FattoQuotidiano" di oggi, invece, riporta la notizia del lautocompenso che riceveranno, sotto il nome tecnico e neutrale di"indennità transitoria", che altro non è che unasorta di buonuscita, oppure, per usare ancora i termini edulcorati diBruxelles, un "incentivo al reinserimento lavorativo",tuttiquei parlamentari europei che non verranno rieletti o che non siricandideranno. Naturalmente pensione a parte. Ovviamente il tutto a spese dei contribuentidell'Unione.

Le differenzefondamentali rispetto ad un normale trattamento di fine rapporto,che regola la fine di un rapporto lavorativo per tutti gli altricomuni mortali, sono due, come rivelato dal quotidiano. La prima:l'indennità transitoria non viene accumulata attraverso inormali accantonamenti di stipendio, ma viene finanziata totalmente dal budget comunitario. La seconda è che è molto più altarispetto ad un normale Tfr.

Perciògrazie a tali norme, l'indennità di chi può vantare un trascorsonell'assembleacomunitariapuò raggiungere agilmente l'equivalente di dueanni di stipendio:ovvero 190 mila euro di indennità. Altro problema non di poco conto,continua il "Fatto", è quello dellatripla sede:Bruxelles,Lussemburgo e Strasburgo. Ognuna con i propri uffici, il proprio personale e la propriaburocrazia. Ulteriore costo all'indice, infine, riguarda ancora unavolta i parlamentari europei e riguarda il doppiovitalizio,che fino alla riforma del 2009, poteva essere richiesto come pensioneintegrativa,oltre a quella ricevuta dal proprio stato di appartenenza,pagata perdueterzidirettamente dall'Ue.Quindi da noi. Pare perciò che in effetti l'UnioneEuropea pecchi sostanzialmente in fatto di autocritica. Se c'è una cosa che non serve in questo momento ai cittadini dell'Unione, e a noi italiani in particolar modo, sono altri sprechi. Visti i sacrifici che l'essere europei comporta oggi.