Qualcuno ha rotto il muro del suono e quel qualcuno è l'"Unione Giovani Avvocati Italiani", che si scaglia contro l'ultimo singolo del noto cantautore emiliano Luciano Ligabue. Sono parole forti quelle del Liga: "la giustizia che aspetti è uguale per tutti, ma le sentenze sono un pelo in ritardo, avvocati che alzano il calice al cielo sentendosi Dio". Parole forti che riempiono le radio, le tv, gli stadi, le piccole città. Parole che entrano nelle nostre case raccontando la reale situazione con la quale siamo costretti a incontrarci e scontrarci quotidianamente, per colpa di un sistema che di funzionare sembra non averne l'intento.

I giovani avvocati non perdono tempo a sottolineare la loro posizione e motivano il loro agire dicendo: "Rappresenta la nostra figura come demagogica e non collimante con la realtà". Quello che questi giovani hanno probabilmente frainteso è la similitudine tra "avvocato/divinità", o forse non è andato giù il sentirsi addosso la colpa della piega imperfetta che ormai ha preso il nostro Paese. Se qualcosa non funziona non è certo colpa degli avvocati, così come non lo è dei dottori, né degli insegnanti, né dei commercianti; si può fare un elenco smisurato. La colpa è di tutti quelli che possono fare qualcosa e non la fanno, e avere il potere in mano talvolta può diventare scomodo. Porre le cose su questo piano non agevola certo l' U.G.A.I; è come se essi stessi, da soli, si siano dipinti come vittime. 

I temi presenti ne "Il muro del suono" ricorrono da sempre nelle canzoni del Liga, raccontati con parole diverse, ma comunque protagonisti di un messaggio che arriva forte e chiaro a tutti i fans.

Allora perché, proprio ora scatenare una polemica. Non è essenziale far parte della politica per capire cosa c'è che non va nel nostro Paese, ogni singolo italiano lo sa bene e la musica è un modo per sentire che qualcuno ancora ci sostiene.

Non siamo dinanzi a una sfida fra "paladini della legge" e tra chi invece sceglie di raccontare e di raccontarsi.

Deve essere chiaro a tutti che coloro che scelgono di raccontare qualcosa, qualunque cosa, lo fanno attraverso i mezzi che possiedono e che col tempo hanno fatto propri. Liga, da ventiquattro anni sceglie il palco, e sceglie di urlare in faccia una verità che fa riflettere. Sceglie la musica perché la musica non si nasconde e perché non risparmia nessuno, ma attraversa tutti in modo trasversale dal basso all'alto e viceversa. Come dice Liga, la musica fa sempre il proprio dovere.