Le cause dell'immigrazione sono note: sono legate a guerre, carestie, e crisi economiche, ma gli effetti? È vero che sono complessi ma possono essere messi in luce, facendosi due semplici domande. Chi è che emigra? Perché alcuni Paesi hanno beneficiato dell'apporto dell'immigrazione? I migranti possono essere distinti in due categorie: i coraggiosi e gli incoscienti. I primi a loro volta si distinguono, in delinquenti e lavoratori specializzati e non. Anche i delinquenti sono coraggiosi perché con il mestiere che fanno sono abituati a vivere nel rischio e quindi hanno il coraggio di varcare il confine della loro terra, contando di continuare il proprio mestiere illegale altrove.

I lavoratori specializzati sono quelli dotati di how know (termine che va tanto di moda e riconosciuto a livello internazionale agli italiani: Made in Italy, vi dice niente?), gente che sapeva fare, e non specializzati ma con tanta voglia di lavorare. Si trattava di emigranti con la voglia di costruire qualcosa e di lavorare, anche se all'inizio a causa dei flussi eccessivi, soprattutto negli Stati Uniti venivano ammucchiati nell'isola di Ellis (situata nella baia di New York) adibita all'epoca come centro di smistamento e di quarantena. Ora vi è un museo, meta degli americani che vogliono ricostruire le proprie origini. Poi vi sono gli incoscienti, ossia quelli che senza saper far niente sono partiti all'avventura per il sentito dire, all'insegna del poi si vedrà.

Quelli che di questa categoria sono 'sopravvissuti' all'emigrazione, ossia si sono fatti una posizione, vi sono i grandi lavoratori che hanno compensato il loro "non saper fare niente" con la volontà, lo stacanovismo, la capacità di apprendere e il rispetto del Paese ospitante. Sono queste categorie che hanno fatto la differenza, quando ad emigrare eravamo noi.

Si legge in giro per l'web che gli americani ci trattavano come i rom, che distinguevano gli immigrati del sud da quelli del nord, gli europei dai 'negroidi' alla luce della famosa Commissione Dillingham e dei rapporti dell'Ispettorato dell'Immigrazione. È vero se questi documenti vengono letti con la lente della retorica e della demagogia.

Se invece si vogliono leggere in modo corretto occorre ricordare che sono statistiche che da sempre hanno il compito di indicare alla politica la strada giusta da intraprendere per avviare riforme, interventi economici ecc. Altrimenti sarebbe come voler aggiustare qualcosa senza sapere come funziona.

Per leggere i documenti dell'epoca in modo corretto occorre ricordare che:

  1. sono rapporti statistici e quindi riportano dei dati provenienti da rilevazioni sia a carattere quantitativo (numerico) che qualitativo (comportamento degli immigrati);
  2. sono riferiti ad un determinato anno e non all'intero fenomeno migratorio;
  3. avevano come obiettivo quello scegliere le categorie di immigrati che potevano integrarsi meglio e portare benefici al Paese.

Quando ad emigrare eravamo noi, erano i delinquenti, quelli che davano problemi e non rispettavano il Paese ospitante a non essere graditi e discriminati e non valeva solo per gli italiani.

Per concludere non è che facendo entrare tutti indistintamente si favorisce un Paese, tutt'altro si provocano solo ondate di intolleranza e razzismo nei confronti di chi viene e finisce che ci vanno di mezzo quelli rientranti delle categorie sopracitate che "hanno fatto l'America".